Strafumati
Prima abbiamo un prologo in bianco e nero ambientato nel 1937 che vede coinvolto anche il mitico James Remar (“I guerrieri della notte”), poi facciamo conoscenza con l’esperto di server Dale Denton, con il volto di Seth Rogen (“Molto incinta”), il quale acquista un nuovo e raro tipo di erba chiamata Pineapple Express dal laconico Saul Silver, interpretato da James Franco (“Spider-man”). Da qui prende avvio il lungometraggio di David Gordon Green (sceneggiatore del remake di “Suspiria”) che, immerso in un look generale fotograficamente vicino sotto certi aspetti ai polizieschi made in USA degli Anni Settanta, vede i due protagonisti in continua fuga dalla corrotta poliziotta Carol e dal principale signore della droga Ted Jones, rispettivamente con le fattezze di Rosie Perez (“Fearless-Senza paura”) e Gary Cole (“The gift”).

Il tentativo dell’operazione, infatti, scritta dallo stesso Rogen in collaborazione con Evan Goldberg (“Suxbad-Tre menti sopra il pelo”), è quello di riallacciarsi a memorabili commedie d’azione del calibro di “Prima di mezzanotte” di Martin Brest e “Pulp fiction” di Quentin Tarantino, con l’unica differenza riscontrabile nell’aumento dell’ironia.

E proprio questo elemento finisce per rivelare l’incapacità da parte di Green di miscelare a dovere risate e violenza come invece ha saputo fare il citato regista de “Le iene” e, più recentemente, il Michael Davis di “Shoot ‘em up-Spara o muori!”; mentre la comicità punta nella maggior parte dei casi ad apparire fracassona e a non essere sfruttata in maniera sapiente (come sinonimo di originale) è proprio la “personalità strafumata” di Dale e Silver, portata in scena al solo fine (comunque intelligente) di lanciare il messaggio anti-sballo senza riuscire, però, a divertire lo spettatore. Al di là forse della movimentata sequenza d’inseguimento con le auto della polizia, girata con grande professionalità come un po’ tutti i momenti d’azione presenti nella pellicola, noiosa nella maggior parte dei casi e decisamente lunga (circa 111 minuti di durata).

Del resto, a produrre è il sopravvalutato Judd Apatow di “40 anni vergine”, specializzato in commedie dall’assurda durata e cui, a quanto pare, dobbiamo anche l’idea di partenza del film.

La frase: "Questo è fantastico, è meglio che fumarsi Greta Garbo".

Francesco Lomuscio

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