Ritorno all'isola che non c'è
Quando nel 1953 la Walt Disney Pictures realizzò il primo film sul magico bambino dell'isola che non c'è, probabilmente nessuno avrebbe mai sospettato che dopo cinquant'anni sarebbe uscito un sequel di quel bellissimo film.
Ma questa è l'epoca dei remake e dei sequel e neanche Peter Pan è riuscito a sottrarsi alle ferree ed ineluttabili regole del mercato.
Sfruttando le nuove tecnologie, peraltro usate con parsimonia, la Walt Disney ci propina un prodotto certamente ben realizzato ma che lascia parzialmente insoddisfatti sotto l'aspetto dei contenuti.
La storia è il punto debole di questo sequel. Jane, la figlia della Wendy protagonista del film originale, viene rapita da Capitan Uncino e portata a bordo del suo vascello, sull'isola che non c'è. Capitan Uncino crede che la bambina sia Wendy e spera così di catturare Peter Pan che certamente tenterà di liberare la bambina.
Una volta liberata, Jane, a differenza della madre Wendy molti anni prima, non crede in Peter Pan e soprattutto non crede alle fate. Irruvidita dalle esperienze della sua vita reale, vive in una Londra che soccombe sotto i bombardamenti tedeschi durante la seconda guerra mondiale, Jane è restia a lasciarsi andare e stenta a liberare la propria fantasia e la propria immaginazione, ancorata alle gravi preoccupazioni della realtà.
Il film, fondamentalmente, racconta del viaggio interiore di Jane verso quel mondo lieve e fantastico rappresentato dal magico Peter. Solo recuperando quel senso di gioia, la capacità di meravigliarsi e di sbalordire tipico dell'infanzia, solo credendo alle fate ed al loro magico e fiabesco mondo, riuscirà a "volare", a librarsi nell'aria leggera e libera.
Come detto, la storia non brilla per originalità, troppo ricalcata sul racconto originale di Sir James Barrie.
Probabilmente, sarebbe stato difficile creare qualcosa di diverso o addirittura di superiore all'opera dello scrittore inglese.
Dal punto di vista tecnico, il film è, come tutti i prodotti Disney, di ottimo livello. Caldi e suggestivi i disegni, ben congegnate le scene più complicate come quella, ad esempio, del vascello di Uncino che si libra su i tetti di una Londra distrutta dalle bombe nemiche (Questa è una delle poche sequenze in cui è stata utilizzata la tecnologia 3D del computer). Buone le musiche originali del compositore Joel McNeely, il quale si è ispirato ad alcuni temi già presenti nel film del 1953. Di buon livello anche le canzoni che nella versione italiana sono interpretate dalla bella voce di Renata Fusco.
Un film che tutto sommato può esser visto con un discreto piacere ma senza fare paragoni con il precedente. Il consiglio che vi diamo è quello di portare pure i vostri bambini a vedere Peter Pan - Ritorno all'isola che non c'è... ma con la promessa di far vedere loro anche l'originale.

Das

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