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Per mio figlioLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato11 novembre 2016Voto: 7.0
“Per mio figlio” è il nuovo film drammatico francese del regista Frédéric Mermoud, tratto dal romanzo "Moka" di Tatiana Rosnay del 2009 e presentato al Festival di Locarno 2016. Interpretato da Emmanuelle Devos, Nathalie Baye, David Clavel, Diane Rouxel, Samuel Labarthe - tra i tanti - la pellicola racconta la storia di Diane Kramer, una donna ossessionata da un unico obiettivo: trovare il conducente della Mercedes color moka che ha investito suo figlio e devastato la sua vita. Con una valigia, pochi soldi e una pistola, si trasferisce a Evian, dove scopre vivere il conducente dell’auto. Ma a volte, la strada della vendetta è molto più tortuosa di quello che sembra. Diane si troverà a fronteggiare un’altra donna, affascinante e misteriosa. Sarà lei la colpevole della morte del figlio?
La pellicola, che Frédéric Mermoud ha diretto con grande abilità e ponendo l’attenzione verso i particolari, gode di una colonna sonora interessante, lenta, emotivamente forte, che ben si presta alla vicenda narrata e segue con logica il susseguirsi delle scene. Ciò che colpisce è la particolare attenzione che il regista pone nei confronti dell’ambiente circostante, del contesto in cui si svolgono i fatti. Inizialmente la storia che si vuole raccontare può confondere lo spettatore perché non vi sono veri e propri riferimenti che permettano di comprendere il punto di partenza e alcune scelte della donna appaiono insensate. Altro aspetto negativo della pellicola è la difficoltà nel capire chi siano i personaggi e che ruolo abbiano effettivamente in essa, perché le figure presenti appaiono sul grande schermo senza alcuna presentazione. Solo successivamente, infatti, si comincerà a intendere la loro importanza: ogni personaggio ha una parte molto specifica all’interno della trama e la sua parte è rilevante ai fini della narrazione. Nessuno di essi, infatti, può essere considerato secondario in quanto le loro vite sono tutte collegate, anche se ciò emergerà solo nel corso del film. Il progetto, inoltre, è ricco di interessanti colpi di scena che non solo renderanno più chiara la situazione, ma permetteranno di comprendere meglio il carattere e le vicissitudini dei vari soggetti, perché spesso le cose non stanno come potrebbero apparire. Sono molti gli aspetti positivi di “Per mio figlio”, a partire dall’interpretazione della protagonista. Nonostante le poche parole pronunciate e un’espressione che sembrava non cambiare mai (la scelta è ben pensata, se si pensa al dramma che la donna ha subito), è riuscita a far emergere tutto il suo dolore, il suo senso di incompletezza e il suo estremo bisogno di scoprire la verità attraverso uno sguardo profondo, assente e intenso, quasi impenetrabile. La dote maggiore da attribuirle è sicuramente la forte empatia che ha saputo emanare con il suo personaggio, con il quale ogni genitore potrebbe identificarsi. Davanti a un dolore così grande difficilmente si resta distaccati ed è anche per questo che consigliamo la visione a un pubblico adulto. E’ chiaro che il film si erge sul talento di Emmanuelle Devos, ma è giusto dire che anche gli altri interpreti sono risultati convincenti e perfettamente in parte. Molti sono i temi trattati nella pellicola, ma quello che spicca maggiormente è la ricerca della verità. Bella o brutta che sia, ciò che spesso mantiene in vita gli uomini, soprattutto nel caso della perdita di una persona cara, è il bisogno di trovare un responsabile per ottenere giustizia e poter continuare a vivere, andare avanti. Altra tematica da non sottovalutare è il coraggio di lottare per raggiungere il proprio obiettivo, anche quando tutto sembra andato perso e la verità è sempre più lontana. La frase dal film:
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