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Penso che un sogno così
Proviene in maniera evidente dalla celebre frase d’apertura di "Nel blu dipinto di blu" di Domenico Modugno il titolo del lungometraggio d’esordio di Marco De Luca, girato in due settimane nell’estate del 2009, tra Roma e Firenze, con un budget di soli 9000 euro.
Possiamo quindi tranquillamente chiudere un occhio su alcune pecche della fotografia e dell’audio nell’assistere alla vicenda della venticinquenne Elisa, interpretata dalla Elisa Alessandro di "Sandra Kristoff", la quale, scoperto di essere in preda ad una grave malattia, tenta di ricomporre il puzzle dei suoi sentimenti durante un fine settimana nella casa al mare dei genitori, luogo pieno di ricordi che non vede dai tempi della morte del padre. Ma dove torna insieme al fidanzato Fabio, nei cui panni troviamo il Giovanni Luca Izzo di "4-4-2-Il gioco più bello del mondo", e alla coppia di amici formata da Cristina e Matteo, rispettivamente con le fattezze della Marina Rocco di "Valzer" e del Paolo Stella di "Last minute Marocco".
E, nel ruolo della madre della protagonista, troviamo coinvolta anche la televisiva Helene Nardini in quella che, anziché trasformarsi in una piacevole e spensierata parentesi-vacanza, finisce per rivelarsi l’occasione in cui segreti e bugie trovano modo di venire allo scoperto, lasciando emergere la malata natura dei rapporti che uniscono i protagonisti.
Infatti, tra camera di ripresa spesso mossa in stile Dogma danese (dichiarata fonte d’ispirazione del regista, come pure il melodramma americano degli anni Cinquanta) e lento ritmo di narrazione, è un’atmosfera efficacemente cupa ad accompagnare l’evolversi di un ritratto-critica dell’universo femminile che, pur essendo penalizzato da una recitazione non sempre convincente, si sviluppa su un interessante soggetto che non manca certo di coinvolgimento.
Senza dimenticare di tirare in ballo la tematica degli intrallazzi per lavorare in un mondo dello spettacolo tendente a relegare i giovani ai propri margini, e con un sapore fortemente pessimista testimoniato soprattutto dal crescente tono tragico volto a condurre ad un epilogo quasi horror.
La frase: "Ancora non riesco a capire come fai a stare con un attore. Elisa, è gente di cui non ci si può fidare".
Francesco Lomuscio
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