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Paz!
Dischi in vinile, polacchine, 127 beige. E ancora: barbe, baffi, capelli mai pettinati e canne a non finire. E graffiti metropolitani, muri ricoperti di manifesti, locandine, tazebao. Sacchi a pelo con dentro ragazze che attendono di essere riscaldate, occupazioni dell'università, assemblee studentesche, riunioni, collettivi e frasi come "La felicità è sovversiva quando si collettivizza". Questo è il mondo di Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza in arte Paz, uno dei maggiori cartoonist italiani, definito "la rockstar" del fumetto italiano. Il film non racconta la vita maledetta di Pazienza. Il film racconta la storia dei suoi personaggi, parti della sua mente fuori dal comune, eccezionali testimoni della sua vena artistica, unica e rivoluzionaria. Ma raccontare la storia di una giornata di Pentothal, Enrico Fiabeschi e Massimo Zanardi, (i tre personaggi creati da Paz) significa raccontare il suo autore. I tre personaggi, che non interagiscono tra loro, si incontrano ma si guardano come se fossero solo lontani conoscenti, rappresentano la personalità del loro disegnatore. Pentothal: depresso, sprofondato in una dimensione onirica dalla quale è impossibile uscire; Enrico Fiabeschi: pigro, fannullone, parassita; Zanardi: arrogante, violento, e menefreghista. Tutti aspetti di una personalità complessa e controversa ma capace di un processo di autoanalisi che rivela l'esistenza di un profondo percorso di ricerca interiore. Il regista Renato De Maria ("Hotel paura") ricostruisce con maestria ed ottima tecnica questo mosaico di personaggi e di storie, sempre rimanendo fedele agli stilemi del disegnatore. La macchina si muove morbida passando da soggettive a brevi piani sequenza che rendono la narrazione viva e fortemente espressiva districandosi tra una fotografia dai colori accesi e vividi a cui fa da contraltare una Bologna ripresa sempre senza sole e con un cielo plumbeo e grigio. Qualità che il regista dimostra anche nelle direzione degli attori dai quali riesce a trarre un'espressività al di sopra delle righe ma che può risultare esagerata solo per chi non usa frequentare le tavole dei cartoonist degli ultimi trent'anni. Ed infatti i tre interpreti, Claudio Santamaria ("Almost blue", "L'ultimo bacio") nei panni di Pentothal, Flavio Pistilli nel ruolo di Zanardi ("Auguri professore", "La guerra degli Antò") e Max Mazzotta ("L'ultimo capodanno dell'umanità") che interpreta Enrico Fiabeschi, chiamati al difficile compito di recitare la parte dei tre personaggi dei fumetti, forniscono un'ottima prova. In particolare Max Mazzotta sciorina un repertorio di mimiche di notevole valore. Tra gli altri attori ricordiamo Iaia Forte, Roberto Citran e soprattutto Ricky Memphis interprete di un breve cameo esilarante e sconvolgente, assolutamente da non perdere. Decisamente un buon film, che scorre veloce e impetuoso al ritmo delle musiche di Lucio Dalla e dei Tiromancino, dei CCCP e degli Ustmamò. Un film caustico e suadente come la voce di Demetrio Stratos che ad un certo punto abbiamo ascoltato non senza provare un fastidioso ma inevitabile groppo alla gola. Ma non abbiate paura, non è un film sugli anni '70, non è un grande freddo all'ombra delle due torri, non "è un ricordo" ma "un tappeto volante per continuare il viaggio".
Das
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