Il dilemma
Escludendo il fantasy "Il Grinch" del 2001, erano ben 17 anni che Ron Howard, l’ex Ricky Cunningham di "Happy Days", non si metteva dietro la macchina da presa per dirigere una commedia. L’ultima, almeno prima di questo "Il dilemma", fu "Cronisti d’assalto", con Michael Keaton e Glenn Close. E dire che questo regista amato/odiato da tanti cinefili per il suo modo di fare di cinema d’autore in cui ambizioni e risultato molto spesso non coincidono, nonostante il box office gli sorrida quasi sempre, aveva iniziato la propria carriera proprio con film come "Splash - Una sirena a Manhattan", "Cocoon" e "Parenti, amici e tanti guai". Con "Il Dilemma" il caro vecchio Ron torna quindi su temi e toni a lui noti. Ok, ma con quale esito?
La storia ruota intorno al "dilemma" che attanaglia uno dei due protagonisti sul rivelare o meno all’amico, nonché socio in affari, il tradimento della moglie. La scoperta è avvenuta in un momento di grande stress lavorativo, con una consegna di un progetto da cui può dipendere il futuro della loro società. Mettere un problema familiare del genere sul piatto del giorno potrebbe avere pessime ripercussioni sui loro imminenti affari. Si tratta però pur sempre del migliore amico: dire tutto subito o rimandare?
Vince Vaughn e Kevin James (lo ricordate? Era l’imbranato innamorato-ballerino di "Hitch – Lui le capisce le donne") formano una bella coppia comica. Entrambi un po’ sovrappeso, ma non troppo, sorridenti, emanano simpatia qualsiasi cosa facciano. Peccato che la storia non li sostenga fino in fondo, malriuscito compromesso tra situazioni comiche-demenziali (come l’intrusione di Vaughn nella casa dell’amante della moglie dell’altro) e la voglia di andare in profondità, scavando nei rivoli del significato della parola amicizia. Non si spinge il pedale né sugli equivoci, né tantomeno sul problema del tradimento all’interno di un matrimonio, situazione in cui in tanti ci si potrebbero e si sono ritrovati. Il polso di Howard sembra arrugginito, non ci sono veri tempi comici, nonostante il buon cast. Oltre ai due protagonisti, comunque bravi, sia Jennifer Connelly che la ritrovata Winona Ryder avrebbero potuto offrire di più, mentre è completamente sprecata la simpatia di Queen Latifah in un ruolo quasi incomprensibile. Il risultato è un film un po’ stiracchiato, che si vede senza problemi, non annoia, ma neanche diverte o indaga in maniera minimamente originale "il dilemma" in questione. Negli Usa è stato un mezzo flop, chissà se per questa ragione Ron Howard farà passare altri diciassette anni prima di un’altra commedia, o abbandonerà del tutto la questione.

La frase: "Tu hai ucciso il mio pesce!".

Andrea D'Addio

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