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Parlez-moi de la pluie
Spesso progetti di lavoro, sogni e relazioni interpersonali sono strettamente legati tra loro, tanto da rendersi indistinguibili. Naturalmente i rapporti umani sono per propria definizione complessi, scombinati e in certi casi persino sconclusionati, finché non viene raggiunto quell'ineffabile momento di limpidità che quasi magicamente porta a una risoluzione, o meglio ancora, a un nuovo inizio.
Parlez moi de la pluie è un film fatto di rapporti di coppia di vario genere, quasi un dizionario di relazioni umane. Michel e Karim si mettono d'accordo per realizzare un film che presenti il ritratto di un personaggio pubblico. Agathe e Florence sono due sorelle che non sono mai riuscite a incontrarsi nella vita, la seconda sempre respinta dalla madre per ragioni misteriose. Da questa coppia di relazioni si dipanano, grazie ad altri personaggi, un intreccio continuo e complicato con una lunga serie di variazioni possibili.
La madre di Karim per esempio, ha da sempre prestato servizio presso la famiglia di Agathe e Florence; Michel è innamorato e ricambiato da Florence; il personaggio pubblico sul quale Michel e Karim intendono realizzare il film è proprio Agathe, scrittrice femminista ora prestata alla politica. Agathe ha un rapporto complicato con il marito, Michel ha difficoltà di relazione con il figlio e Karim, coniugato, si accorge all'improvviso che una cameriera dell'albergo in cui lavora lo corteggia...
Una buona mezz'ora del film richiede allo spettatore l'impegno e la sagacia di ricostruire questa complessa rete di rapporti, la cui esplicitazione è spesso affidata a dialoghi frammentari, casuali e apparentemente inconcludenti. Eppure sono proprio questi ultimi, improntati a un'ironia sottile e inconfondibilmente francese ad essere rivelatori di un'emozione smarrita, di una distanza di un qualcosa che sembra perennemente sfuggire e di cui non si sa neppure il nome. Parlez moi de la pluie, cioè "parlami della pioggia" è il classico film che più si cerca di dominare con la ragione più si corre il rischio di non riuscire a seguirlo. La cosa migliore è prenderlo come un fiume, come la vita, e lasciarsi cullare dalle sue acque verso un finale che sembra improvviso ma in realtà è naturale come un improvviso sbocco sul mare dopo miglia e miglia di terra ferma. O come un raggio di sole dopo molti giorni di pioggia.
La frase: "...non posso parlare tra una pecora e l'altra!".
Mauro Corso
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