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Escobar

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Thomas Cardinali19 ottobre 2014
 

  • Foto dal film Escobar
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Andrea di Stefano, regista italiano di belle speranze, sforna un’opera prima di grande impatto narrando la storia del re del narcotraffico colombiano. Pablo Escobar, amato dai poveri del suo paese come una divinità, viene raccontato attraverso l’aspetto più intimo in "Escobar – Paradise Lost". Il titolo evidenzia come nel lungometraggio il regista abbia messo da parte l’aspetto più documentaristico e storico della vicenda per raccontare una storia, comunque sia, ispirata a situazioni realmente accadute.

Nick, interpretato dal divo di "Hunger Games" Josh Hutcherson, entra a far parte della famiglia di Pablo Escobar, con il volto dell’ottimo premio Oscar Benicio del Toro, dopo aver stretto una relazione con la nipote Maria, Claudia Traisac. Quella che sembrava essere la più bella delle storie d’amore, con lo zio potente pronto a soddisfare i loro bisogni e ad accoglierli, si trasforma presto in un incubo.
Pablo sfida il governo in una serie di scene a tratti drammatiche, con Nick che non sa più cosa fare. Pablo chiede al ragazzo di nascondere una cosa per lui ed è li che la vicenda ha la svolta definitiva, con il narcotrafficante che rivela tutta la sua natura mostruosa.

Una storia vera con Benicio del Toro chiamato a interpretare per la seconda volta un eroe dell’America latina, dopo il Che, ma in questo caso le opinioni sulla figura quasi mitologica di Escobar sono contrastanti. L’attore riesce a rendere bene il personaggio senza lasciar trapelare da che parte tenda la sua opinione su esso. Una recitazione sopra le righe, a differenza di quella del giovane collega Hutcherson che risulta statico nei panni di Nick. Claudia riesce invece a rappresentare al meglio la figura di Maria, che si deve confrontare con il combattimento ideologico sullo zio ritenuto da sempre un padre buono e generoso, ma che si rivela essere alla fine una prigione di sofferenza.

Andrea di Stefano mostra di conoscere pienamente la figura di Escobar e riesce a renderla al meglio, in particolare il criminale amava cantare e Del Toro si esibisce in una canzone di Domenico Modugno, chiaro omaggio alla nazionalità del regista. Un film biografico con molta action, ma con dei dialoghi poco convincenti e situazioni ai limiti del paradossale: Escobar come detto viene dipinto quasi più come un Robin Hood buono e generoso, soltanto alla fine emerge la sua brutalità, che viene quasi giustificata. Sicuramente la storia di background poteva essere strutturata in modo migliore, la sceneggiatura risulta sin troppo scontata e a tratti quasi noiosa, la fuga di Nick quasi assurda e improbabile. Un film storico molto movimentato che potrà sicuramente divertire, ma con delle mancanze dal punto di vista tecnico sicuramente attribuibili alla poca esperienza di un regista comunque dal futuro assicurato, pochi possono contare una produzione internazionale e un cast di questo livello per il loro primo lungometraggio.


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