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Pandorum - L'universo parallelo
Dal 1979, anno di uscita di "Alien", le navicelle spaziali sono diventate perfetta ambientazione anche per film dell’orrore. L’ignoto è un concetto su cui immettere un bel carico di suspense e in questi casi lo si può sfruttare seguendo due direttive. La prima è quella spaziale: le spedizioni degli astronauti si rivolgono verso posti inesplorati, non si può sapere chi e cosa troveranno, tutto è permesso, sia nuove regole in termini spaziali che in termini di tempo. Ieri e oggi, lontano e vicino. Si può tutto rivoltare giustificandosi con universi paralleli e proprietà specifiche di nuovi, straordinari pianeti. La seconda è più di tipo tecnico: i luoghi sono normalmente bui, non c’è luce che entra dall’esterno e basta l’idea di un guasto al generatore per rendere tutto poco visibile. E si sa, nell’oscurità si può nascondere chiunque e qualunque cosa.
Su queste due considerazioni si accumula la tensione di "Pandorum", film del tedesco Christian Alvart, alla seconda prova ad Hollywood dopo il non uscito da noi "Case 39" con Renée Zellweger. Purtroppo per lui, questo film si è rivelato un flop al botteghino: costato 33 milioni di budget, ne ha incassati meno di 20 in tutto il mondo. Strano. Si tratta di un film più che dignitoso, non particolarmente originale nella trama (due astronauti si risvegliano dopo un letargo da congelati durato non si sa quanto e cercano di capire cosa è successo nel frattempo sulla loro astronave), ma assolutamente valido per ciò che riguarda la messa in scena. Con i pochi elementi a disposizione, Alvart confeziona un horror-thriller sempre ben fotografato, dove il rapporto tra due (e poi tre) personaggi principali vive di continue, latenti tensioni, anche quando tutto sembra andare per il meglio. Lo spazio della navicella diventa claustrofobico quanto basta, così come si empatizza facilmente con l’ansia e la voglia di capire del povero personaggio interpretato da Ben Foster (sempre bravissimo). E così, seppur la chiusura lascia un po’ l’amaro in bocca per la semplicità con cui si trova una soluzione logica al tutto, quanto precedeva è ottimo cinema di intrattenimento, di quelli che non ti fanno vedere l’orologio, ma ti inchiodano allo schermo.
La frase: "Noi lo chiamiamo... Pandorum!".
Andrea D'Addio
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