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Pan - Viaggio sull'isola che non c'è











L’ennesima rivisitazione del mito (ormai possiamo definirlo tale) di Peter Pan e dell’isola che non c’è, è affidata ad un regista come John Wright che fa, allo steso tempo, del rigore estetico e della visionarietà le sue cifre più consistenti. Basti pensare ai suoi precedenti film, tutti di grande successo, e tutti tratti da grandi romanzi della letteratura europea (“Orgoglio e Pregiudizio”, “Espiazione”, “Anna Karenina”) per avere conferma di quanto affermato. E, certamente, spunti per esplodere la propria capacità visionaria, il romanzo di J.M. Barrie ne offre molteplici.

Ci troviamo, in questo caso, di fronte ad un vero e proprio prequel di Neverland. Peter è ospite di un orfanatrofio nella Londra bombardata dall’aviazione nazista. Nottetempo gli orfanelli vengono rapiti da pirati volanti che si calano da funi nei dormitori e trasportati di forza in galeoni volanti fino a Neverland, per lavorare nelle miniere per estrarre la magica polvere che ringiovanisce per Capitan Barbanera, capo indiscusso, disegnato come un dittatore (rosso e nero i colori che lo cingono), accolto da masse urlanti al ritmo di cori da musica rock. Tra i compagni minatori, Peter farà la conoscenza di un uomo che lo aiuterà nella sua ribellione nei confronti di Barbanera, quest’uomo si chiama Jack Uncino… Trovata geniale degli sceneggiatori che invertono le categorie note del buono e del cattivo, disegnando un personaggio dai risvolti nobili e cavallereschi che poi, tutti noi sappiamo, diventerà il cattivissimo Capitan Uncino, in un futuro in quel momento imprevedibile.

Il film, come detto, è girato con grande virtuosismo da Wright, ideatore di riprese arditissime ed innovative come le amplissime zoommate dal basso verso l’alto o i grandangoli delle folle urlanti sui bordi di un cratere largo e profondissimo. Attraverso un 3D non eccessivamente spinto, i momenti più emozionanti sono le battaglie aeree tra galeoni la cui visione, da sola, vale il prezzo del biglietto. Sequenze spettacolari che riempiono gli occhi e il cuore. Ma non è solo azione e scene mozzafiato. Tutti gli ambienti sono realizzati e descritti con superiore gusto estetico (il villaggio dei nativi, il regno delle fate, la Londra della guerra), rigore e attenzione maniacale ai dettagli profusi lungo tutta l’opera. Ed anche, sottesi ma sufficientemente espliciti, si colgono i richiami ai regimi totalitari ed una velata critica al capitalismo come sfruttamento del più forte (del più ricco) del più debole (il più povero).

Il tutto per finire sulla caratterizzazione dei personaggi, in particolare la figura di Capitan Barbanera (Hugh Jackman), antesignano di Capitan Uncino, in questo frangente suo nemico ed alleato di Peter; come a dire che la lotta tra il bene e il male, è solo questione di prospettiva (storica).

La frase:
"A volte, per capire meglio come finiscono le cose, dobbiamo prima sapere come sono iniziate".

a cura di Daniele Sesti

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