L'hanno trasmesso 11/09/2003 su raitre a mezzanotte e forse potevano trovare qualcosa altro. Ho cercato di vederlo fino in fondo ma non ci sono riuscito. Passato anche al sundance film festival dove (chi?) l'hanno osannato è in realtà un film in cui non inizia e non finisce niente, privo cioè, di una trama. una serie di scene si sussegue ma potrebbe avere anche un altro ordine. Gli adulti parlano senza dire niente, annunciano ma poi non fanno niente dopodichè bevono. I ragazzi e i bambini sono pertanto privi di qualsiasi direzione, e re-agiscono senza agire veramente. L'unica cosa che lo spettore percepisce (oltre alla noia!) è una angoscia incombente che prelude alla tragedia. Ad un primo sguardo incuriosisce, poi appena capito l'andazzo, si spera che accada qualcosa, ma invano. Alla terza scena senza costrutto, chi può cambia canale, chi ha pagato il biglietto bestemmia.
Questo film non si può definire un' opera prima visto che in fondo questo film ribalta tutti i "senni" comuni. Ogni cosa è pessimistica, niente avrà futuro, l'acqua per esempio, e uno più cerca di nascondere le sue imperfezione mondane, più ci avvallano, la mamma per esempio. Come un libro di scuola immigrato, niente altro che la trama, terra confinata dal mondo, questo angolo dell'Argentina è l'oppressione della vita. Ogni cosa non va come natura predispone: la mucca dovrebbe pascolare e invece naviga nel fango. Ognuno mostra quello che non è, in ogni caso, il fango, la sporcizia, la nostra esistenza ritorna. La scena migliore è quella, l'immagine, dell'acqua, come se noi stiamo sotto quell'acqua, il cielo è essa, e pure se ogni giorno la svuotiamo, ricomparirà. Come dice la novella sadica, raccontata da una delle ragazze, noi siamo cani, o ratti africani, sembriamo predatori del mondo, invece siamo prede della vita, delle mode, come nella scena in cui le bambine, seguono il ventilatore per asciugarsi i capelli, seguiamo gli istinti del popolo "mondo". Il padre che diventa il bambino di turno, madri che dicono che si proccupano dei figli che poi giocano con i fucili e cadono dalla scala della vita, perché esse pensano a guardarsi attorno, più dei bambini. Bello e sottitolato in un solo modo: la cienaga ci nega la vita.