Solo gli amanti sopravvivono
Questa è la storia d'amore tra i vampiri Adam (Tom Hiddleston), musicista e Eve (Tilda Swinton), sullo sfondo delle città di Detroit e Tangeri. La loro storia dura da secoli e vivono ora ai giorni nostri tra ricordi, ossessioni, culture, nostalgie, ma soprattutto amore. Però sono vampiri e per vivere hanno bisogno di sangue umano.
Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch è una storia d'amore e non una storia di vampiri. E i suoi protagonisti sono pedine dai caratteri diversi, ma complementari, dove l'uno non può vivere senza l'altra. Un incastro di personaggi che, nonostante le loro identità ben contraddistinte, arrivano talvolta a farne uno solo, in una immaginaria sovrapposizione ineluttabile. Una storia ambientata ai giorni nostri ma che, piena di ricordi, di luoghi e di sapori diversi, appare come non classificabile. Una passione che non ha bisogno di essere volgare e che pure riesce a dichiarare la sua sensualità. Un amore che si attesta come quanto di più importante esista, l'unica cosa che, nel corso dei secoli, sopravvive e non muta.
Difficile non farsi catturare dalle atmosfere notturne disegnate da Jarmusch, poetiche quanto una viottola stretta di Tangeri, o un teatro degli anni '20 distrutto a Detroit. E dai suoi sperimentalismi, cui ci ha già abituato in passato e dalle sue perversioni del dettaglio registico, specie nella prima parte, che possiedono una dimensione simbolica fortissima: un disco che ruota senza fermarsi, una ripresa che gira su se stessa, persino movimenti di figure (quasi) umane che descrivono cerchi nell'aria. Una descrizione di qualcosa di incessante, che non si ferma mai e che esiste da tempi non calcolabili. Giochi di regia che servono anche per sottolineare la vicinanza/distanza dei suoi protagonisti, indivisibili anche se in punti opposti dell'universo. Il fascino del cinema indipendente americano, di cui Jarmusch è attualmente uno degli esponenti di spicco, è forse (anche storicamente) quello di non dovere improntare una trama su picchi narrativi o su decolli forzati di sceneggiatura, ma su una storia dove il fascino è generato, oltre che dalla dimensione visiva, dalla storia in sé, ovvero dalla vita, che sia avvincente o meno, dei suoi protagonisti. Nel film è quasi onnipresente la musica, diegetica e non, la passione del protagonista, che crea anche da sola una nuova dimensione sensuale, sacra, non misurabile. Gli attori e i conseguenti personaggi sono meravigliosi, non ultimo quello di Ava (Mia Wasikowska), sorella minore di Eva, con un atteggiamento adolescenziale dal richiamo umano. Il succo è ancora: se tutto cambia e muore nel corso dei secoli, dal modo di scrivere un romanzo a quello di comporre musica, fino al potersi permettere o meno di succhiare il sangue ad un essere umano, l'amore, invece, sopravvive.
Solo gli amanti sopravvivono è una poesia. Romantica, dark, per certi versi dell'orrore, che non rinuncia al fascino dell'immagine, della minuziosità registica e di una storia che vive di per sé, per sopperire alle consolidate strutture narrative e conserva l'essenza, l'odore e la magia di un'atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio.
La frase:
Eve: "23 Giugno 1868. Il nostro terzo matrimonio".
a cura di Matteo Colibazzi
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