Ong-bak - Nato per combattere
Thailandia, villaggio di Pra-du. Una notte, qualche giorno prima della rituale festa per Ong-Bak, alcuni uomini di Bangkok si intrufolano nel tempio e trafugano la testa della sacra statua del Budda. Gli abitanti del villaggio cadono nel panico e, temendo una terribile catastrofe, decidono di mandare in città Ting (Tony Jaa), un giovane forte e valoroso, istruito dal monaco Pra Kru all'antico stile del Muay Thai. Inizia così l'avventura del protagonista, catapultato all'improvviso in una realtà metropolitana a lui sconosciuta, che stenta a comprendere e di cui vuole liberarsi al più presto.
Va da sé che la lotta e i combattimenti la fanno da padroni, ma nel racconto c'è spazio anche per vivaci scene di inseguimento tra le vie di una coloratissima Bangkok e per una vivida caratterizzazione dei personaggi principali: se Ting, pur nella sua "semplicità campagnola", emerge come un ragazzo dai saldi valori morali e religiosi, da una spiccata sensibilità e da una forza di volontà al di sopra della norma, George (Petchthai Wongkamlao, un comico e presentatore tv molto famoso nel suo paese) è rappresentato con molto spirito ed un pizzico di ironia. Il risultato è una miscela esplosiva, che rende godibile la visione di un film che, se non fosse per qualche gag esilarante e qualche dialogo vagamente interessante, sarebbe solo una successione infinita di rocamboleschi combattimenti con l'happy end assicurato.
"Ong-Bak - nato per combattere", diretto da uno dei registi thailandesi più di successo, Prachya Pinkaew, ha avuto una gestazione lunga e laboriosa: l'idea di realizzare un film ispirato alla pellicola scritta, diretta e interpretata dal maestro Phanna Rithikrai (il Bruce Lee della Thailandia) risale, infatti, a quando Pinkaew era ancora un ragazzino. Molto tempo dopo, il regista ha incontrato il suo idolo e con grande sollievo ha scoperto che Rithikrai avrebbe partecipato ben volentieri al progetto; oltretutto, esisteva già il protagonista: Tony Jaa, giovane allievo del maestro da quando aveva solo 10 anni.
Le scene d'azione, dunque, sono frutto di duro lavoro e sono state tutte realizzate da Jaa senza controfigure, né effetti digitali, né trucchi di ogni sorta. Ogni scontro è reale, nel senso più stretto del termine, e allestito da Rithikrai con una tale maestria da sembrare una vera e propria coreografia di danza. Certo, i combattimenti non peccano di inevitabili caratteristiche (tipo "mi-ammazzano-di-botte-ma-mi-rimetto-in-piedi-senza-neppure-un-graffio"!), ma ormai siamo talmente abituati ad assistere a questo genere di inspiegabili misteri che non ci si fa più caso, anzi qualche volta ci scappa anche un sorrisetto benevolo.
L'invulnerabilità di Ting non stupisce, probabilmente, anche per via della netta influenza da videogame che si respira nel film: a parte il tema in sé della "missione" e, quindi, l'affinità con lo spirito di un videogioco alla "Mortal Kombat", in cui è necessario superare i diversi quadri se non si vuole fare "game over", molto fa soprattutto la musica. Frizzante, dinamica, perlopiù un combinazione di suoni da campionatore, la colonna sonora di "Ong-Bak" è opera della Atomix Clubbing, che non a caso è specializzata in remix e in accompagnamento musicale per videogames.

Laura Spina

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