Sapori e dissapori
Prendete pasta lunga cotta. Una chef poco simpatica, rigida osservatrice di regole (la mattina si sveglia alle 4:30 per fare la spesa per il ristorante al mercato ittico, non beve alcolici al lavoro e non mangia dolci), solitaria (non ha relazioni con uomini da 3-4 anni, l’ultimo lo ha lasciato perchè dopo 2 anni di rapporto le chiedeva di convivere), che decomprime lo stress chiudendosi nella cella frigorifera e va dall’analista inutilmente (gli descrive la preparazione e le caratteristiche dei piatti). Mischiate con pomodoro cucinato in padella. Un cuoco girovago ed estroverso, ammiratore delle doti professionali della donna, che sa come trattare i caratteracci e i bambini. Aggiungete basilico fresco. Una bambina, nipote della prima, che ha appena perso la madre e non ha nessun altro che si occupi di lei. Ed ecco una prima portata bella e fatta, facile e a portata di tutti, a parte qualche imprevisto sempre possibile. Non aspettatevi però secondo, contorno, dolce e frutta.
Tutto qui “Sapori e dissapori” (“No reservations”) rifacimento statunitense della coproduzione europea “Ricette d’amore”. Del quale riprende anche gli stereotipi sull’italiano all’estero. Scherzoso, appassionato di lirica, barba non fatta, pantaloni decorati con pesci colorati, “non fa mai la cosa giusta al momento giusto” e naturalmente è specialista di spaghetti. Passaggio alla commedia per Scott Hicks, ma l’esordio con “Shine” faceva sperare un altro livello. Aaron Eckhart (attore di cinema e teatro, apparso la prima volta in “Nella società degli uomini”, esploso con “Thank you for smoking”) si barcamena come può, Catherine Zeta-Jones è un pò fuori peso. Alla bisogna, interviene anche il ralenti e una zuccherosa musica di Philip Glass o evergreen come “Via con me”, “Sway”, “the Lion sleeps tonight”.
La frase: " - Ho anche altri interessi - Si, come no. Dimmene uno".
Federico Raponi
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