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Noi 4











Il 13 giugno 2013, mentre il timido Giacomo aspetta di sostenere l’esame di terza media e sua sorella, temendo di essere incinta, pianifica di scappare a Parigi con il nuovo fidanzato, i loro genitori, separati, devono fare i conti con gli effetti che la loro irresponsabilità e la loro ansia hanno avuto sui figli, nella speranza di poter tornare ad essere uniti, almeno per un giorno.
A quasi tre anni dal suo film d’esordio, Francesco Bruni torna a dirigere. Apprezzatissimo come sceneggiatore (Suso Cecchi D’Amico giurava di poter riconoscere un suo lavoro dalle prime due pagine), stretto e ormai storico collaboratore di Paolo Virzì, Bruni aveva dimostrato che anche dietro la macchina da presa ci sapeva fare.
"Scialla!" era stato accolto come una ventata d’aria fresca in un’estate torrida, che non ti cambia forse la giornata ma è in grado di darti un enorme sollievo; un film che ha suscitato grandi speranze, facendo accomodare il regista-sceneggiatore in cima alla lista di "quelli da tenere d’occhio".
Purtroppo il suo ritorno non solo non è stato trionfante, ma ha addirittura segnato un passo indietro. La storia di questa famiglia squinternata manca di mordente, ha perso energia e freschezza lasciando al loro posto lo stucchevole che rimane quando si cerca di far convivere una ricerca di situazioni verosimili e una buona dose di stereotipi noiosi, con un pizzico di buonismo "politically correct" che tanto piace, a quanto pare.
Un ottimo soggetto, fatto di continui confronti di coppie (genitori e figli, i due fratelli, i due ex coniugi), sviluppato senza gli sforzi necessari a trasformarlo in una sceneggiatura potente, produce personaggi di cui si intravede la forza potenziale ma che restano ridotti a poco più che macchiette viste e riviste. Il padre Peter Pan, la madre ansiosa e invasiva, la figlia ribelle, il figlio timido e saggio (e più i ruoli sono secondari, più la situazione è tragica).
Bruni ha dichiarato di aver voluto raccontare di "una famiglia normale", perché il cinema tende a parlarne sempre in modo troppo semplice o drammatico, ma è un obiettivo raggiunto solo parzialmente, o, piuttosto, approssimativamente, con quei toni e quei tempi da nuova commedia all’italiana che raramente provoca più di due risate all’interno di una sala piena.
Il cast maschile è ben scelto (se non si include il più che pessimo Gianluca Gobbi) e regala momenti perlomeno interessanti; la selezione delle attrici è deprimente. Concediamo a Ksenia Rappoport il fatto di funzionare anche piuttosto bene in alcune sequenze; il vero mistero è come sia possibile che reciti un’attrice che non ne è in grado: Lucrezia Guidone (la figlia) provoca imbarazzo e un totale distacco dal film in momenti in cui lacrime e pianti vorrebbero commuoverci.
Girato quasi interamente nel centro di Roma, che secondo Bruni "è una città che sa regalarti la grande bellezza ma anche la grande bruttezza", "Noi 4" è anche un amichevole e affettuoso omaggio ai ragazzi che riescono a mantenere vivace la cultura del centro storico con l’occupazione del Teatro Valle.

La frase:
"Ma perché non riusciamo più a essere felici insieme noi?".

a cura di Luca Renucci

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