Una notte al museo 2: la fuga
Nel capostipite, diretto nel 2006 da Shawn Levy ("Una scatenata dozzina"), avevamo fatto conoscenza con l’imbranato Larry Daley, guardiano notturno del Museo di storia Naturale che, con il volto di Ben"Zoolander"Stiller, si trovava ad avere a che fare con le incredibilmente vive creature del posto.
Le stesse creature che in questo numero due, firmato sempre da Levy, finiscono imballate e riposte in casse destinate agli immensi depositi dello Smithsonian, dove il sovrano egizio Kahmunrah, nei cui panni troviamo Hank Azaria ("Mystery men"), si risveglia dopo tremila anni di sonno intento ad assumere prima il controllo del museo, poi quello dell’intero globo terrestre, affiancato da Ivan il terribile, Napoleone Bonaparte e un giovane Al Capone, rispettivamente interpretati da Christopher Guest ("Lady Henderson presenta"), Alain Chabat ("Asterix & Obelix: Missione Cleopatra") e Jon Bernthal ("World Trade Center").
Nuovi nemici che Daley affronta spalleggiato sia dai vecchi compagni in miniatura Jedediah e Ottavio, con le fattezze di Owen Wilson ("Io & Marley") e Steve Coogan ("Il giro del mondo in 80 giorni"), che dalla famosissima aviatrice Amelia Earhart, cui concede anima e corpo Amy Adams ("Come d’incanto"); mentre, tra quadri che si animano e angioletti svolazzanti impegnati a intonare "More than a woman" dei Bee Gees e "My heart will go on" di Celine Dion, trovano spazio anche dei piccoli Albert Einstein molleggiati, il Darth Vader di "Guerre stellari" e la statua vivente di Abraham Lincoln.
Quindi, rispetto alla riuscitissima pellicola precedente, capace anche di invitare a riflessioni sul contrasto tra il cinismo degli adulti e la fantasia, è chiaro che siamo dalle parti del classico sequel esclusivamente dettato dalla legge del successo, la cui esilissima idea di partenza non rappresenta altro che un pretesto per poter tirare in ballo l’infinità di situazioni volte al facile intrattenimento per bambini.
Facile intrattenimento che, infarcito ovviamente con molta ironia (nella versione italiana sono presenti perfino riferimenti verbali al nostro Silvio Berlusconi), finisce solo per conferire all’insieme il look di un appena guardabile cartoon in carne e ossa.
E il messaggio di fondo può essere al massimo individuato nel fatto che la chiave della felicità è il fitness... ma anche l’amore va bene.

La frase: "Bella avventura questa, magari sarà più di un’avventura".

Francesco Lomuscio

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