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Una notte al museo
Sarà a causa delle statue di cera che, nella loro fedele rappresentazione di personaggi realmente esistiti o semplicemente appartenenti alla letteratura, sembrano quasi essere dotate di vita propria, o per quel certo senso di timore che incute l'imponenza degli scheletri di creature preistoriche, ma il museo ha spesso assunto, all'interno della mente umana, i connotati di un vero e proprio regno fantastico in cui ricercare le forti emozioni, solitamente con la paura in prima fila.
Non a caso, se esso, infestato da mummie e spettri, ha finito per trovarsi al centro di una delle migliori puntate del vecchio horror cartoon giapponese "Bem", non possiamo certo dimenticare che ha fatto anche da scenografia principale per il sottovalutato "Waxwork" (1988) di Anthony Hickox, incentrato su un gruppo di ragazzi alle prese con porte spazio-temporali che gli consentono di trovarsi faccia a faccia con Dracula, il Marchese De Sade ed altri personaggi appartenenti al regno delle tenebre.
"Una notte al museo", che segna il ritorno di Shawn Levy dietro la macchina da presa, dopo "La pantera rosa" (2006) con Steve Martin, si presenta quasi nelle vesti di una rilettura del film di Hickox destinata, però, a tutta la famiglia; al suo centro, infatti, troviamo Larry Daley, interpretato dal comico Ben Stiller ("Tutti pazzi per Mary"), padre che cerca disperatamente di fare del suo meglio per rivelarsi un eroe agli occhi di suo figlio e che viene assunto come guardiano notturno presso il Museo di Storia Naturale, dove, incredulo, scoprirà che, al calare delle tenebre, tutte le creature primordiali e le figure dell'antichità che lo circondano tornano magicamente in vita.
Un esile soggettino che, con un cast costituito anche da Carla Gugino ("Spy kids"), il non accreditato Owen Wilson ("2 single a nozze") ed i tre veterani Dick Van Dyke ("Mary Poppins"), Mickey Rooney ("La commedia umana") e Bill Cobbs ("Cosa fare a Denver quando sei morto"), viene sorprendentemente sviluppato da Levy senza mai perdere il senso del notevole ritmo, forte anche della solita performance da imbranato di Stiller, il quale si cimenta, tra l'altro, in un'esilarante gara di schiaffi con una scimmietta ed in un'interpretazione vocalmente distorta dell'arcinota "Eye of the tiger".
Il tutto, al fine di garantire la giusta dose di risate nel corso di circa 108 godibilissimi minuti che, se da un lato lasciano pensare alla nuova trasposizione su celluloide di un'opera del prolifico scrittore di libri per ragazzi Chris Van Allsburg (al di là della presenza di Robin Williams, come non ricordare "Jumanji" nel momento in cui vediamo leoni ed altri animali selvatici a spasso per il museo?), dall'altro sembrano ribadire che il cinismo e l'avidità degli adulti rientrano tra i peggiori nemici di quell'eccezionale dono chiamato fantasia.
Mentre gli spettatori più piccoli vengono efficacemente intrattenuti ed il cinefilo amante dei b-movie, grazie all'immenso calderone di trovate ed effetti speciali, si delizia con immagini che richiamano alla memoria quelle di altre storie e pellicole, da Larry legato e fatto prigioniero da uomini in miniatura come il protagonista de "I viaggi di Gulliver" o l'Ash/Bruce Campbell de "L'armata delle tenebre" (1992), agli scheletri preistorici animati che sembrano usciti dallo sconosciuto "Invasori dalla IV dimensione" (1992).
La frase: "Alcuni nascono grandi, ad altri la grandezza viene imposta, per te è giunto quel preciso momento".
Francesco Lomuscio
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