Niente può fermarci
Il periodo estivo è solitamente quello meno florido per il mercato cinematografico italiano: si producono meno film, si importano quasi solo blockbuster statunitensi e nelle sale c’è inevitabilmente meno scelta. L’estate è anche lo sfondo di “Niente può fermarci”, un film nostrano che celebra le vacanze estive “in grande stile”, se così si può dire. I quattro protagonisti sono ragazzi appena maggiorenni che si incontrano in una clinica dove dovrebbero passare i tre mesi di vacanza per curare le loro patologie.
Augusto (Emanuele Propizio) è un internet-dipendente, Mattia (Guglielmo Amendola) soffre di narcolessia, Guglielmo (Vincenzo Alfieri) è affetto dalla sindrome di Tourette e Leonardo (Federico Costantiti) ha manie ossessivo compulsive. I quattro, spaventati dalla prospettiva di trascorrere tre mesi chiusi in clinica, decidono di scappare e intraprendono un viaggio “on the road” fino a Ibiza; lungo la strada incontreranno Regina (Maria Chiara Augenti), trentenne in fuga da una storia d’amore finita male, che si affezionerà particolarmente a Leonardo.
L’incipit del film non è dei più brillanti, così come la sceneggiatura in generale, ma non mancano momenti piuttosto divertenti legati soprattutto alle patologie dei ragazzi: le gag sono quasi tutte di carattere fisico più che verbale, sfruttano la narcolessia di Mattia, gli attacchi improvvisi di Guglielmo e le fobie di Leonardo. Anche l’interpretazione della maggior parte degli attori lascia un po’ a desiderare; l’esilarante Paolo Calabresi spicca come sempre per la qualità della sua tecnica e l’innata comicità che l’ha reso celebre in prodotti televisivi come “Boris” e “Le iene”.
“Niente può fermarci” è una commedia dalla trama piuttosto debole, penalizzata soprattutto dalla scarsa caratterizzazione dei personaggi. La regia di Luigi Cecinelli non si dimostra particolarmente interessante, limitandosi a seguire la storia e arricchirla ogni tanto con qualche inquadratura insolita. L’unico merito estetico potrebbe essere la qualità delle immagini e della fotografia di Claudio Zamarion, impoverite però da una colonna sonora imbarazzante.
Si tratta poi di un’avventura completamente al maschile, dalla quale emerge un’immagine del sesso opposto davvero degradante: i quattro protagonisti confidano gli uni agli altri di essere ancora vergini e la vacanza a Ibiza sarà l’occasione per vivere la loro prima esperienza amorosa. Peccato che di “amore” si parli veramente poco: le ragazze e le donne (le partner di Mattia e Leonardo – rispettivamente Carolina Crescentini e Augenti – sono ormai adulte) con le quali i protagonisti avranno rapporti, non brillano certo per intelletto o profondità emotiva. Il messaggio è chiaro: conta l’esperienza in sé, non certo la persona con la quale la si condivide. Il punto di vista è molto leggero e questo non è certo un male, ma il racconto fa risultare sia i ragazzi che le loro partner degli individui completamente sterili e anaffettivi.
Insomma, luoghi comuni e qualche risata sono il nocciolo di questo film di certo non eccellente, che tenta di raccontare l’universo estivo di un gruppo di ragazzi diciottenni. Di materiale su cui lavorare ce ne sarebbe, peccato che la prospettiva, sia tecnica che contenutistica, non sia delle migliori.
La frase:
"Siamo in quattro, ce la possiamo fare?”".
a cura di Fabiola Fortuna
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