Necropolis - La città dei morti
Considerando che rientri nell’epoca in cui “Paranormal activity” (2007) e i suoi vari derivati e sequel sembrano quasi aver monopolizzato l’horror cinematografico, non c’è da stupirsi se la sesta fatica registica di John Erick Dowdle sia un found footage; tanto più che il cineasta ha già avuto modo di affrontare il sottogenere del falso documentario attraverso “The Poughkeepsie tapes” (2007) e “Quarantena” (2008), rifacimento a stelle e strisce dello zombie movie iberico “[Rec]” (2007).
Found footage che, con immancabile camera di ripresa in movimento presente fin dalla sua apertura, penetra nel sottosuolo di Parigi, un po’ come avvenne nel già dimenticato “Catacombs-Il mondo dei morti” (2007) di Tomm Coker e David Elliot, che vide Shannyn Sossamon condotta ad un rave party organizzato all'interno delle secolari catacombe nascoste della città francese.
Catacombe che, dimora eterna di un numero senza fine di anime, senza alcuna festa in corso ricevono in questo caso la visita della archeologa urbana Scarlett alias Perdita Weeks, la quale vi si avventura affiancata da una piccola squadra di esploratori perché interessata alla ricerca della pietra filosofale.
Quindi, con la donna intenta a seguire le orme paterne e inquietanti apparizioni pronte a fare la loro entrata in scena, è in un certo senso un “The Blair witch project-Il mistero della strega di Blair” (1999) in cui il bosco della fantomatica megera viene sostituito da cunicoli alla “I Goonies” (1985) e labirinti di ossa quello destinato a prendere forma man mano che i fotogrammi avanzano.
Un “The Blair witch project-Il mistero della strega di Blair” che, però, fortunatamente, non necessita del tam tam mediatico che ne precedette l’uscita per accentuarne agli occhi dello spettatore i connotati di resoconto di una tragedia in realtà mai accaduta, in quanto il film di Dowdle – affiancato in fase di sceneggiatura dal fratello Drew – non si limita ad infarcire la oltre ora e mezza di visioni di grida e a lasciare fuori campo le immagini raccapriccianti.
Infatti, mentre il tutto si trasforma in un viaggio atto a raggiungere le profondità della psiche umana per rivelare i demoni personali dei diversi protagonisti, non mancano un impiccato, un corpo in fiamme all’interno di un’automobile e qualche schizzo di liquido rosso.
E, sebbene non si gridi al capolavoro e il rischio del ridicolo involontario e della monotonia si trovino spesso dietro l’angolo, un ritmo narrativo abbastanza serrato riesce nell’impresa di far evitare la noia e di permettere allo spettatore di sentirsi sufficientemente coinvolto... con ossessivi squilli di telefono inclusi!
La frase:
"Siamo sul fondo delle catacombe, non c’è niente sotto di noi".
a cura di Francesco Lomuscio
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