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Natale col boss











Per la terza volta insieme – dopo “Natale a Miami” (2005) e “Natale a New York” (2006) – in un cinepanettone Filmauro, i primi che vediamo in scena sono Francesco Mandelli e Paolo Ruffini nei panni dei due maldestri poliziotti Leo e Cosimo, sulle tracce di un pericoloso e potente boss di cui nessuno conosce il volto.
Anche perché, a causa di un grottesco errore, diventa quello del popolare cantautore Peppino Di Capri nel momento in cui finisce nelle mani dei due affermati chirurghi plastici Alex e Dino, ai quali, in realtà, aveva chiesto di diventare un sosia dell’attore Leonardo Di Caprio (!!!).
Chirurghi plastici rispettivamente con le fattezze di Lillo e Greg (all’anagrafe Pasquale Petrolo e Claudio Gregori) e che, alla loro quarta avventura natalizia in casa De Laurentiis, tornano sotto la regia di Volfango De Biasi – a un anno di distanza da “Un Natale stupefacente” (2014) – all’interno di una vicenda in cui, in realtà, le festività natalizie fanno soltanto da poco importante sfondo alla loro tragicomica fuga dal clan di malavitosi.
Fuga che non manca di un’escursione in prigione – in mezzo a galeotti di ogni temibile categoria – e di evidenti rimandi a “Terapia e pallottole” (1999) di Harold Ramis; man mano che troviamo inclusa nel cast anche la Giulia Bevilacqua di “Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato” (2011) nelle vesti (poche) di Sara, sexy e fedifraga compagna dell’ignaro Leo, destinata, tra l’altro, a cimentarsi in una movimentata sequenza di acrobazie e scontri corpo a corpo in evidente omaggio a “Kill Bill volume 1” (2003) di Quentin Tarantino e “Matrix” (1999) di Larry e Andy Wachowski.
Un personaggio, quest’ultimo, di cui si poteva probabilmente fare a meno, tenendo in considerazione la sua marginalità e la pochissima importanza che acquista nel corso della oltre ora e mezza di visione orchestrante la comicità su più binari.
Perché da un lato Mandelli e Ruffini offrono, in un certo senso, una variante de “I soliti idioti” – con tanto di travestimenti assortiti – portati al successo sul web, in televisione e sul grande schermo dal primo in coppia con il qui assente Fabrizio Biggio, dall’altro Lillo e Greg sfoderano la loro consueta miscela di vincenti battute ed atteggiamenti a metà strada tra il grottesco e l’imbranato che gli hanno segnato la carriera in maniera positiva, fin dai tempi degli inizi come frontmen della band demenziale Latte e i suoi derivati.
Atteggiamenti che si sposano a dovere con la ghiotta occasione di sfruttare il gioco di scambi di persona favorito da un convincente Di Capri nel duplice ruolo di se stesso e del boss, non poco esilarante nelle esibizioni canore in pubblico come secondo dei due.
Al servizio di un’operazione sicuramente non eccelsa e che non sempre si mostra capace di centrare il bersaglio (la gag con l’ombra del topo gigante appare fuori luogo), ma in grado di strappare risate a sufficienza e di rivelarsi una commedia d’azione tricolore rientrante nella media.

La frase:
"Voi siete in pericolo e non immaginate per me quanto sia eccitante avervi qui".

a cura di Francesco Lomuscio

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