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Mystic River
Arriva finalmente il nostro Clint Eastwood d'Autunno. Oltre all'imprescindibile commedia sfornata annualmente da Woody Allen, la stagione cinematografica più ricca dell'anno si colora anche dei toni del dramma, grazie ad uno dei cow boy più celebri e più amati dell'olimpo della Settima Arte mondiale.
Ancora una volta l'ineffabile Clint sceglie un best seller Made in USA, il thriller di Dennis Lehane "La morte non dimentica" (edito in Italia da Piemme) e attraverso la sua rigorosa ed essenziale composizione registica, racconta una storia di memoria, dolore, vendetta, amore e molto altro.
Il film inizia da un nome scritto a metà sul cemento fresco, quello di Dave che insieme ad altri due adolescenti come lui gioca in una delle vie dove abita, il quartiere operaio di Boston. Fino a quando non si avvicinano due uomini che dopo qualche minaccia fanno salire in macchina il timido ragazzino. Un sequestro al quale seguiranno violenze che trasformeranno e allontaneranno irrimediabilmente i tre ragazzini dall'infanzia. Passati un buon numero di anni, i tre eroi pur non frequentandosi più conducono ancora la propria vita nello stesso quartiere ritrovandosi di nuovo faccia a faccia a causa di un altro tragico avvenimento: la morte della figlia di uno di loro.
Punto nodale di tutto il film non è l'omicidio, pur tragico nella sua efferatezza, ma il nuovo intrecciarsi delle vite dei tre ex-ragazzini ormai uomini fatti, e delle loro famiglie. Vite struggenti in realtà, costruite più dal caso o dalla determinazione che non dall'amore o dall'affetto: uomini e donne che una intima e intricata matassa di pena e segreto ha trasformato in duri e cattivi, nel cui cuore l'amicizia sembra non aver più un posto.
Un viaggio interiore di tre uomini diversi eppure così simili nell'affrontare le difficoltà e le verità della vita. Splendidamente interpretati da Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon, e attorno ai quali ruota una pletora di coprotagonisti. E persino di comparse eccellenti, che riportano alla memoria le gesta del Clint cowboy quando a mezzogiorno doveva vedersela con il grande Eli Wallach, per tacere di quelle battute folgoranti che ricordano tutti i buoni, i brutti e i cattivi del polveroso West del passato.
Drammaticamente sostenuta dalla commovente e maestosa musica composta dallo stesso Eastwood e orchestrata niente meno che dalla Boston Symphony Orchestra, l'intera vicenda assume contorni epici proprio grazie all'inconfondibile firma del regista, che con l'abituale tocco da illusionista, sembra persino sparire, lasciando campo libero alla grandezza dei personaggi e alla bravura degli interpreti.
Valeria Chiari
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