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San Valentino di sangue 3D
A firmare lo script, insieme all’esordiente Zane Smith, è lo stesso Todd Farmer cui dobbiamo la sceneggiatura del decimo fanta-“Venerdì 13”, qui anche tra le vittime del misterioso serial killer in abito da minatore che, attivo nel giorno di San Valentino, sembrerebbe corrispondere alla descrizione di Harry Warden, unico sopravvissuto a un incidente avvenuto anni addietro in una galleria sotterranea di Harmony, già responsabile di oltre venti delitti.
E, con un cast comprendente giovani promesse del calibro di Jensen Ackles (“Devour-Il gioco di Satana”), Jaime King (“Sin city”) e Kerr Smith (“Desert vampires”), è coinvolgendo anche l’icona horror Anni Ottanta Tom Atkins (lo ricordate in “Creepshow” e nel primo “Maniac cop”?) che Patrick Lussier – autore della serie “Dracula’s legacy” – rivisita attraverso un moderno sistema di visione tridimensionale il soggetto alla base del canadese “Il giorno di San Valentino”, diretto nel 1981 da George Mihalka e circolato in versione pesantemente censurata un po’ ovunque.
Perché è proprio alla tipologia di slasher-movie appartenente al decennio cinematografico horror in cui spopolò Freddy Krueger che la pellicola di Lussier, forte degli ottimi effetti speciali di trucco per mano dello specialista Gary J. Tunnicliffe (“Il mistero di Sleepy Hollow”), rende in maniera evidente omaggio; riprendendone l’efficace modo di tempestare l’esile idea di partenza con la massiccia quantità di fantasiosi omicidi che, tra occhi fuori-orbite e crani fracassati, punta all’immediata e liberatoria spettacolarità-shock, senza abbandonarsi al dilungato sadismo tipico del più realistico splatter post-11 settembre alla “Saw” e “Hostel”.
Con picconi e altri oggetti lanciati spesso verso la macchina da presa al fine di sfruttare pienamente l’effetto 3D, senza il quale questo nuovo “My bloody Valentine” sarebbe comunque rimasto un godibilissimo prodotto che, notevole dal punto di vista tecnico, non manca di giostrare a dovere, in mezzo all’abbondanza di liquido rosso, anche le sequenze di tensione (non male quella che si svolge nottetempo in un supermercato).
Tanto da finire per apparire come uno dei migliori slasher d’inizio XXI secolo, pur approdando a una soluzione finale già sfruttata altrove e dimenticando totalmente di enfatizzare l’atmosfera della festa degli innamorati come succedeva nell’originale – al quale, in ogni caso, rimane fedele quanto basta.
La frase: "Harry Warden è morto, gli ho sparato io".
Francesco Lomuscio
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