Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie
Mr. Magorium ha ormai ben 243 anni e, dato che anche l’ultimo paio delle sue scarpe comprate tanti anni prima in una bottega di Firenze sono ridotte al lumicino, decide che è arrivato il momento di “andarsene” e di lasciare la sua meravigliosa bottega alla direttrice, Melly Mahoney che tanto amorevolmente l’ha condotta fino a quel momento. Ma la bottega, che vive di vita propria non è d’accordo... e da questo deriveranno molti problemi da risolvere...

Quando Zac Helm ha scritto la sceneggiatura di questo film, per poi anche dirigerlo (è alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa), aveva probabilmente in mente una di quelle storie per ragazzi che ammiccassero anche ai più piccoli e che non scontentasse i più grandicelli. Quindi, ecco colori sgargianti e trucchi da prestigiatore, ma anche una morale su cui discutere e due attori di chiara fama mondiale che dessero lustro ad una produzione che ha pensato in grande. Il risultato, però, nonostante gli sforzi, è deludente. Helm, già sceneggiatore di "Vero come la finzione" - diretto da Marc Forster - non riesce a distaccarsi da storie similari riproponendo il vecchio clichet della dicotomia tra realtà e fantasia e di come, se "ci credi" la dimensione fantastica potrà effettivamente avverarsi. Sin dai personaggi si intuisce quale sarà il tiro che si è prescelto. Mr. Magorium, saggio e strampalato, bambino mai cresciuto con i capelli ormai bianchi; la sua assistente afflitta da insicurezza che ha bisogno, per l’appunto, di credere per trovare una sua dimensione; il bambino un pò citrullo che intuisce il fantastico dove nessun altro lo vede; il contabile ottuso da convertire, "una specie di incrocio tra un calcolatore ed un mutante", scettico e sordo alla magia che gli vortica intorno.

Davvero poco di nuovo sotto il sole. Ed una regia compassata e senza alchimie particolari non aiuta il copione retto soprattutto dalle fantasticherie della bottega che, inevitabilmente, attraggono ed affascinano. C’è anche da dire che neanche due star come Natalie Portman e, soprattutto, Dustin Hoffman, sembrano particolarmente ispirate. L’ex bambina prodigio non sembra a suo agio nel ruolo dimesso e moderato che deve affrontare mentre Hoffman vestito come un mago di provincia, francamente, lascia alquanto interdetti. Insomma, un film un pò forzato che non crediamo che lascerà il segno.

La frase: "27 secondi ben usati sono tutta una vita".

Daniele Sesti

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