Monster's Ball - L'ombra della Vita
"Monster's Ball - L'ombra della Vita" arriva da noi sull'onda di due notizie: l'Oscar ad Halle Berry e la certezza che si tratta di una storia di razzismo. Se la prima affermazione è, ovviamente vera, la seconda non proprio. E' vero che la vicenda è ambientata nel sud degli Stati Uniti dove il sentimento razzista è ancora vivo, è altrettanto vero che il protagonista sembra essere razzista, ma non è assolutamente vero che questa è la tematica portante. Lo è piuttosto quella della violenza che si può sopportare senza impazzire o quella dell'incomunicabilità tra le persone.

Hank Grotowski (Billy Bob Thorton / "Bandits") lavora come secondino nel carcere di Angola, come suo padre Buck (Peter Boyle / "Malcom X") prima di lui e come suo figlio Sonny (Heath Ledger / "Il Destino di un Cavaliere"). Tre persone della stessa famiglia, con lo stesso lavoro ma divise da ideologie diverse. Se Buck è un integralista ed un razzista inamovibile, pronto a giudicare tutto e tutti, Hank ha stemperato alcuni di questi aspetti pur mantenendo le convinzioni del padre, mentre Sonny è un figlio del nuovo secolo, un animo gentile totalmente distaccato dal padre e dal nonno e quindi in chiaro conflitto. Condannati ad odiarsi tra loro a causa della loro incapacità di comunicare ed esprimere sentimenti, vedranno esplodere il conflitto che li dilania in occasione dell'esecuzione di un condannato, Lawrence Musgrove (il rapper Sean "Puffy" Combs), con il quale avevano legato.
Stravolto dagli eventi ed ormai consapevole che la sua vita non è stata altro che un riflesso di quella del padre, Hank condividerà la sua solitudine ed il suo dramma con Leticia (Hale Berry / "Codice: Swordfish") una donna di colore che ha perso il marito e non solo.
Ma la relazione con Leticia si rivelerà molto più drammatica del previsto, anche perché lei è la vedova di Musgrove, ed Hank è la guardia che l'ha accompagnato sulla "sedia".

Il film diretto da Marc Forster, promessa mantenuta del Sundance Festival, è scandito prima dalla routine della vita di Hank ed in seguito dalla paura di abbandonarla. Thorton e la Berry si trovano a dover recitare ruoli drammatici sfruttando più i silenzi che i dialoghi. La regia di Forster si sofferma sui più piccoli particolari ed abitudini dei protagonisti utilizzandoli per trasmettere più di quanto farebbero mille parole. Se Thorton aveva già dato prova, nella pellicola dei fratelli Cohen, di poter sostenere un simile ruolo, la Berry ha dovuto utilizzare nuove corde per essere convincente e per allontanare l'attenzione dello spettatore dalla sua bellezza, ed è forse proprio questo che gli è valso la preziosa statuetta.
L'unico appunto che si può fare, è relativo all'eccesso di tragedie da cui vengono travolti i protagonisti e gli stessi spettatori, che rasenta quasi l'incredibile, ma d'altronde, sia nel bene che nel male, si sa che piove sempre sul bagnato.
Veramente notevoli le capacità del regista in grado, sia di spiazzare lo spettatore (il confronto armato tra Hank e Sonny), sia di stupirlo con buoni virtuosismi come nella sequenza dell'esecuzione dove, grazie al vetro in cui si specchia, il condannato sembra sedere tra i suoi stessi carnefici.
Alla fine sono molte le domande che restano volutamente irrisolte, cosa lega Hank e Leticia: opportunità, disperazione, amore...

La chicca: Dall'ingiunzione di sfratto a Leticia, possiamo vedere che il proprietario è Rob Ortiz, ovvero il Production Manager del film.

Curiosità: Omaggio ai fratelli Cohen nella sequenza in cui Billy Bob Torthon guida la macchina ed è ripreso dal parabrezza anteriore inquadrando solo il posto di guida: identica a "L'Uomo che non c'era".

Indicazioni:
Per gli amanti del cinema d'autore disposti a qualche piccolo sacrificio.

Valerio Salvi

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