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Martin Eden

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato02 settembre 2019Voto: 8.0
 

  • Foto dal film Martin Eden
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Cosa accomuna: il regista italiano Pietro Marcello, l'attore Luca Marinelli e il famoso scrittore Jack London? "Marton Eden", trasposizione cinematografica, liberamente tratta, dell'omonimo romanzo. Questa volta però l'ambientazione è tutta italiana: Napoli. Martin (Luca Marinelli) salva il figlio di una ricca famiglia ed entra in contatto con la sorella del ragazzo, Elena Orsini (Jessica Cressy), di cui si innamora. Fra i due c’è un abisso sociale e culturale, ma Martin inizia a studiare per migliorare il suo vocabolario, avvicinandosi così a Herbert Spencer. Il giovane scopre di avere un talento per la prosa e la poesia, ma Elena gli ricorda che per certe cose serve una grande preparazione. Martin però non si arrende: scrive, propone opere, cerca di farcela in un mondo spietato, dove conquistarsi un posto nel mondo è quasi un'utopia.

Pietro Marcello porta a Venezia un'opera impregnata di profondità, dove a farla da padrona sono le idee politiche - Martin si considera un individualista - e le differenze sociali: Elena è acculturata, proviene da una buona famiglia ed è ben istruita; Martin è un giovane uomo ancora in cerca di quello che sarà il suo futuro. Una differenza sostanziale che mette in moto meccanismi di difesa da una parte e di vergogna dall'altra.
Seppur "Martin Eden" ha un andamento narrativo molto lento, è capace di esprimere una tale potenza con i suoi differenti contenuti da lasciare lo spettatore ammaliato. Merito di ciò è soprattutto La magistrale interpretazione di Luca Marinelli, che risulta vero in ogni scena mostrata. La forza della sua recitazione però viene sottolineata nei momenti più drammatici, dove sembra così angosciato o arrabbiato da portarci a credere che sia l'attore a vivere certe esperienze e non il personaggio da lui interpretato.
Se è vero ciò, è anche chiaro che non manca l'immedesimazione da parte del pubblico, il quale non può fare a meno di tifare per lui e il suo avvenire, la sua rivalsa verso un mondo politico e sociale che non gli appartiene e in cui lotta con tutte le sue forse per sopravvivere a certe convenzioni e perseguire i suoi sogni nonostante in pochi gli diano man forte.

Anche la regia di Pietro Marcello convince con i suoi primi piani nei momenti più drammatici di "Martin Eden", perché se da una parte a incidere è la bravura di Luca Marinelli, dall'altra la riuscita del film è merito di una regia studiata, dove nulla viene lasciato al caso e ogni dettaglio viene messo in risalto.
A dare un valore aggiuntivo è anche la sceneggiatura, che gode di dialoghi duri, che rispecchiano la realtà, che permettono allo spettatore di riflettere su come è sempre stato il mondo, nonostante il film sia ambientato nel '900.
Insomma, tutto nella pellicola ha un valore, ha motivo di esistere in quel dato modo: la sceneggiatura, la regia, anche - se voglia - la fotografia, composta da toni freddi, la colonna sonora, e in particolar modo la voce fuoricampo.


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