Sansone
Incuriosisce non poco, a soli due anni da "Io e Marley" (2008) di David Frankel, in cui interpretava il padrone di un cane dispettoso, trovare Owen Wilson impegnato a prestare la parola a Sansone, danese di novanta chili che, protagonista di avventure a fumetti pubblicate su seicento quotidiani in oltre venti paesi, finisce sul grande schermo nell’omonima pellicola diretta da Tom Dey – regista del "Pallottole cinesi" (2000) che vide accanto a Jackie Chan proprio il biondo attore texano.
Ed è subito la sua voce – sostituita nella versione italiana con quella del cantante Pupo alias Enzo Ghinazzi – ad introdurre la pellicola, incentrata sulla nuova, comoda vita che il grosso quadrupede si trova ad intraprendere dopo il trasferimento dal Midwest all’Orange Country, in California, dove aiuta la famiglia ad ambientarsi e, sempre affiancato dal gatto blu di Russia Carlos, suo miglior amico e "fratellastro", scopre che non sempre è facile adattarsi ai neo-compagni d’avventure a quattro zampe.
Quindi, mentre il suo giovane padrone Phil, con il volto del Lee Pace visto ne "La fontana dell’amore" (2010), è tutto preso dalla carriera diventando responsabile del marketing di una società che produce alimenti biologici per animali, non sono gare di surf e balli di gruppo canini a mancare nel corso dei circa 88 minuti di visione, destinati però ad irritare lo spettatore già a film da poco iniziato.
Infatti, tra battute che non riescono in alcun modo a strappare risate e un certo senso di anarchia che sembra dominare lo script a firma di Tim Rasmussen e Vince Di Meglio, sceneggiatori di "Licenza di matrimonio" (2007), stanca non poco la logorrea di Sansone, ennesimo esemplare cinematografico di cane parlante che va ad affiancare senza troppa fantasia predecessori protagonisti di titoli del calibro di "Senti chi parla adesso!" (1993) e "Come cani e gatti" (2001).
Anche se qui, con uno sprecatissimo William H. Macy incluso nel cast e piccole volgarità che si sarebbero potute tranquillamente evitare, tenendo in considerazione il giovanissimo pubblico a cui si rivolge in primis il prodotto, si prova l’impressione di trovarci più vicini all’alano Gaetano che affiancava Renato Pozzetto ne "La casa stregata" (1982) di Bruno Corbucci.
Forse i bambini si divertiranno, ma, se diciamo che è diretto da cani, non vuole essere in alcun modo una battuta banale e scontata.

La frase: "Mmm, torna a casa Lassie, guarda che pelo".

Francesco Lomuscio

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