Gli innocenti
"Gli innocenti" del regista Per Fly è l'ultimo capitolo della trilogia sulle classi, cominciata nel 2001 con "La panchina". Il film analizzava le classi più povere attraverso il ritratto di un uomo che ha toccato il fondo, a cui il destino ha concesso un'ultima opportunità. A questo seguì "L'eredità", al centro della vicenda c'era Christoffer, rampollo di una dinastia di industriali, costretto, dopo il suicidio del padre, a prendere su di sé la ricchezza e la responsabilità della famiglia, che aveva tentato inutilmente di abbandonare.
Ora Fly analizza la classe media, la crisi che l'attraversa, la paura di non vivere ma vegetare, tra un concerto e un programma tv e la sua fuga dalle responsabilità.
Protagonista della pellicola è Carsten, docente universitario di scienze sociali molto noto e amato dagli studenti. Sposato con Nina e padre di un figlio, Carsten ha una relazione con una sua ex studentessa, Pil, attivista della sinistra extraparlamentare, nella cui passione e impegno vede la continuazione delle sue idee. Una notte Pil partecipa ad un'azione di boicottaggio contro una fabbrica di materiale bellico, ma nella fuga rimane ucciso un poliziotto. Pil e i due complici vengono arrestati, e Carsten decide di lasciare la moglie e i figli per stare più vicino alla ragazza. Quando lei gli rivela di essere la responsabile della morte del poliziotto, Carsten la convince a dichiararsi non colpevole come gli altri due. I tre attivisti vengono prosciolti per l'impossibilità di risalire al colpevole. Carsten e Pil cominciano a vivere insieme, ma in breve tempo la routine e i sensi di colpa distruggono la loro unione.

Il titolo del film è sarcastico, nessuno si può considerare innocente, anche coloro che operano per una causa che ritengono giusta, si macchiano di colpe pesantissime. E' indicativo del comportamento di Carsten, e con lui di tutta la classe media, la fuga dalle proprie responsabilità, il porre sempre davanti a tutto il proprio interesse personale. Benché a conoscenza della verità Carsten preferisce anteporre il suo amore, alla verità, alle necessità di una donna disperata. Il senso di colpa che lui prova è, in realtà, solo temporaneo, come dice a Pil, "ti tormenterà sempre meno, finché non sparirà".
Come nei film precedenti anche questo pone sul tavolo molte questioni di carattere etico e sociale: le responsabilità individuali, la libertà di parola, i valori che si vogliono perseguire, ma vengono presentate in modo troppo schematico e didascalico, a volte sembra che le azioni di Carsten siano dettate più da una banale crisi di mezza età, che da reali e profonde motivazioni ideologiche.
Molto bella la fotografia cupa e ombrosa, che nasconde spesso gli occhi dei protagonisti.
Bravissimo Jesper Christensen, che riesce a rendere con appassionata partecipazione la disperazione di Carsten.

La frase: "Ti tormenterà sempre meno, finché non svanirà".

Elisa Giulidori

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