L’ultima legione
Valerio Massimo Manfredi è uno degli scrittori italiani contemporanei più conosciuti al mondo. I suoi libri, cavalcando quell’interesse verso i racconti d’ambientazione “antica Roma” rilanciato in termini generali da “Il gladiatore”, sono tradotti in più di venti lingue e finiscono sempre per diventare best sellers.
L’idea di fare di “L’ultima legione” (6 milioni di copie vendute), un film è del suo amico Dino De Laurentiis (che anni fa gli commissionò anche la sceneggiatura di quell’Atlas fino ad oggi ancora non realizzato). L’unico produttore italiano (residente però da circa trenta anni negli USA) a lavorare a stelle e strisce, è uno che non va tanto per il sottile. Investe in un cast inglese altisonante (Colin Firth, Ben Kingsley), ma non si fa scrupoli a tagliare, modificare, aggiungere e levare affinché un film sia il più adatto possibile al pubblico di massa. Uno stile che se da una parte ha portato spesso ad ottimi incassi, allo stesso tempo ha rovinato film come Dune e più volte fatto storcere il naso agli addetti ai lavori.
“L’ultima legione” è in tal senso un film emblematico. Un prodotto realizzato con tempi, personaggi e schematiche narrative paralleli a quelli dei fantasy anni ’80. Uno spessore di storia e protagonisti che lascia spazio alla semplice favoletta in cui tutto è chiaro, conciso e, purtroppo, anche facilmente prestabile all’ironia.
In un’Europa che sembra grande quanto il tabellone del gioco dell’oca, dove sempre ci si incontra e per farsi vedere da una collina bisogna imprescindibilmente passare sotto una porta stile “Stone Age”, il bambino di Orzobimbo (già giovane Tristano) scappa da Capitan Findus Odorico passando da una fiction di Raidue (Roma) ad una di Raiuno (Capri). Senza più la casa di campagna che dava direttamente sulle mura della città, il piccolo Romolo Augustolo si trova costretto ad unirsi a Gandalf e la compagnia dell’Anello alla ricerca del Signore delle spade. Purtroppo per lui non c’è Falcor (quello di La storia infinita) e così dovrà attraversare a piedi le montagne nebbiose. La profezia di Ambrosinus non può non avverarsi: quest’anno si conquisterà il vecchio continente e sarà Champion’s league. Ma c’è prima da sconfiggere un cruento fantasma dell’opera...
E’ un delirio? Lo è un pò anche il film che fa un pout porri di tante favole e icone letterarie per un lavoro poco credibile, ma comunque sia, a suo modo divertente, perfetto per chi non ha troppe pretese o chi si ama prendere in giro, magari con gli amici, un prodotto leggero leggero. Avrà pesato sul tutto anche l’ombra incombente di quel “King Arthur” che quasi ha plagiato il libro e la storia di Valerio Massimo Manfredi?

La frase: "Ho visto alcuni miei compagni tremare davanti la prima battaglia".

Andrea D’Addio

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