Le regole del gioco - Lucky you
Il tramonto del cinema ha portato via con sé anche le scene cinematografiche dedicate al poker, quelle che in fumosi saloon spesso si concludevano con un "Tu sei un baro!". Cambiano i tempi, e così per potere vedere un full battuto da un poker che mai si pensava sarebbe potuto entrare, ecco che ci tocca andare a Las Vegas ed avere un film incentrato solo su questo. Non che "Lucky You", il nuovo lavoro di quel Curtis Hanson che oltre al noto "L.A. Confidential" ha scritto e diretto sempre sopra la media, sia soltanto una serie di partite di poker, anzi... Solo che il tema del conflitto padre (Robert Duvall)-figlio (Eric Bana), la filosofia di un gioco sempre più televisivo e legato alla fortuna e tutti i consigli/metafore su vite prudenti e vite allo sbaraglio, lasciano, quanto a capacità di persuasione, il tempo che trovano. Insomma, a conti fatti risultano solo fumo negli occhi, un rialzo esagerato per far credere che si abbia una bella mano quando in realtà si ha giusto una coppia di fanti.
I rischi maggiori per un film che si svolge per buona parte della sua durata attorno ad un tavolo sono due : il primo é che lo spettatore non conosca le regole del gioco, il secondo é che nonostante le conosca, alla fine si annoi di vedere partite il cui esito non è reale, ma scritto da uno sceneggiatore. Soluzioni? L'introduzione di un personaggio ignorante in materia cui si debba spiegare tutto (una Drew Barrymore al minimo sindacale) e qualche scena d'azione che ci faccia vedere anche un pò di esterni (la scommessa della corsa e del golf).
Peccato che a mancare sia l'elemento più importante per un film del genere: la tensione. E questo perchè da sempre le partite di poker sono emozionanti per via dei soldi. Il perderli, a seconda del film, significa l'abbandono della moglie, una vita distrutta, il pestaggio da parte di strozzini spietati, ect ect. L'adrenalina é direttamente proporzionale alla gravità delle possibili conseguenze di una sconfitta. Qui il denaro invece sembra che non manchi mai. I soldi poi non servono a salvarsi la vita, ma solo per partecipare ad un torneo. E se li si dilapidano, c'é sempre una scommessa da poter vincere, un amico pronto a finanziarti o un pollo da spennare a quella banca chiamata casinò. Come aspetto drammaturgico la scusa del voler battere il padre non regge per mantenere vivo l'interesse e fare il tifo per Eric Bana, tanto che alla fine viene quasi da sperare che il torneo lo vinca il più simpatico Duvall magari ripetendo la battuta finale di Cincinnati Kid : "Non te la cavi male, ragazzo, ma finché ci sarò io, sarai soltanto secondo".
"Lucky you" rimane così solo un buon enterteinment per gli appassionati del gioco e per chi ama in generale le pellicole sportive (la struttura é quella). Per Curtis Hanson, e Philip Roth (sceneggiatore, tra l'altro, anche di Forrest Gump, Insider e Munich) era doveroso fare di più.

La frase: "Giochi a carte come dovresti vivere la vita e vivi la vita come dovresti giocare a carte".

Andrea D'Addio

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