Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet
T.S.Spivet (Kyle Catlett) è un bambino prodigio di 10 anni appassionato di cartografia e invenzioni. Vive in un ranch nel Montana insieme alla mamma (Helena Bonham Carter), esperta di morfologia degli insetti, al padre, cowboy nato nel periodo storico sbagliato, a sua sorella quattordicenne che sogna di diventare Miss America e a suo fratello Layton.
Un giorno T.S. riceve una telefonata inaspettata dall’Istituto Smithsonian che gli annuncia la vittoria del prestigioso premio Baird per la sua invenzione di un dispositivo del moto perpetuo. All’insaputa di tutti, per ritirare il premio e tenere il discorso di ringraziamento, T.S. salta su un treno merci e intraprende un viaggio straordinario attraverso l’America in direzione Washington... ma allo Smithsonian tutti ignorano che T.S sia solo un bambino.
Un film davvero meraviglioso, toccante, in sostanza un sogno vivido e coloratissimo che attraversa tutto l’anima centrale dell’America. Jean-Pierre Jeunet, già acclamato regista de “Il favoloso mondo di Amelie”, si supera sia a livello autoriale che a livello narrativo e visivo. Il viaggio del titolo è in realtà un viaggio al contrario, un viaggio alle origini sia del Paese, che della storia personale, tanto di T.S., quanto della sua famiglia (e dei singoli membri che la compongono). Un’analisi introspettiva dei personaggi che sfocia in un non scontato quadro d’insieme. Momenti di comicità, di dramma e momenti di profonda (ma non stantia) riflessione personale si susseguono sostenuti da un ritmo incalzante e frizzante, lungo meravigliose istantanee che fotografano un’America che il pubblico Europeo (e crediamo anche buona parte di quello americano) non è più abituato ad osservare. Gli elementi tipici del cinema di Jeunet sono presenti ed evidenti nel film, così come il timbro autoriale europeo che riscopre l’anima bucolica del nuovo continente. Il giovane protagonista, Kyle Catlett (“The following”) offre un’interpretazione di livello, sfaccettata, ricca e sensibile, coadiuvato soprattutto da una sempre magnetica (ma in vesti insolite) Helena Bonham Carter.
A volte, spesso quando si deve spiegare un film a una persona che non l’abbia visto, la minuzia di particolari aiuta il potenziale spettatore a farsi un quadro più preciso di quello che il film offrirà, ma in questo caso è meglio immergersi nel tepore della sala sapendo il giusto indispensabile e lasciando che il regista e il cast compiano la propria magia, prendendo lo spettatore per mano e portandolo in un mondo reale ma allo stesso tempo allegorico, che affronta i problemi della vita dal punto di vista non di un bambino ma di un essere umano in fase infantile, con tutto il suo stupore, il suo entusiasmo ma anche la paura e l’insicurezza.
Un film a tratti toccante che sicuramente lascerà uscire dalla sala i propri spettatori con qualche spunto riflessivo e un’insolita leggerezza nell’anima.
La frase:
"Le gocce prendono sempre il percorso con meno resistenza, per gli esseri umani è il contrario".
a cura di Jacopo Landi
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