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Loro chi?











Loro Chi? segna l’esordio cinematografico dei registi Francesco Miccichè e Fabio Bonifacci, anche sceneggiatore del progetto.
David (Edoardo Leo) ha 36 anni e le uniche cose che vorrebbe ottenere nella sua vita sono la stima del presidente dell’azienda in cui lavora (Ivano Marescotti), un aumento di stipendio e, soprattutto, la promozione da dirigente. Quando arriva l’occasione giusta, ovvero la presentazione di un brevetto rivoluzionario, incontra Marcello (Marco Giallini), un imbroglione che – truffandolo – gli farà perdere tutto ciò che ha: il lavoro, la fidanzata, la casa. Per questo motivo David cercherà di fare chiarezza su quanto successo e di scoprire chi sono coloro che lo hanno truffato. Marcello, infatti, non lavora da solo, ma si avvale di due avvenenti socie. Dopo averlo finalmente trovato, David imparerà l’arte della truffa proprio da colui che l’ha messo nei guai, con l’obiettivo di ottenere il risarcimento da lui promesso e vendicarsi del licenziamento.
Loro Chi? è una commedia atipica che mischia sapientemente diversi generi cinematografici, come il giallo e il road movie, con un ritmo incalzante, che la rende fresca e vivace. Una commedia all’italiana d’altri tempi. Se la regia lascia un po’ a desiderare, tanto che alcune scelte registiche sembrano essere adatte perlopiù alla televisione, ciò che rende la pellicola molto godibile sono i due protagonisti, o meglio l’alchimia che Giallini e Leo sono riusciti a creare e che continua ad emergere nei loro film. Ricordiamo, infatti, che i due attori hanno già recitato insieme in “Buongiorno Papà” e “Tutta colpa di Freud” e che presto li vedremo nuovamente al cinema con “Perfetti sconosciuti”.
A dare il meglio di sé è senz’altro Marco Giallini, che - come sappiamo - è un grande trasformista ed è riuscito a calarsi nei panni del truffatore in modo impeccabile, come se quel ruolo fosse stato scritto su misura per lui. Probabile, dato che Miccichè aveva già diretto l’attore nella fiction "La nuova squadra 2". Con la sua bravura e quell’accento romano così marcato, Giallini è riuscito quasi mettere in ombra gli altri personaggi, anche colui che dovrebbe essere il co-protagonista. Probabilmente a ruoli invertiti non si avrebbe lo stesso risultato: forse perché siamo abituati a vedere Edoardo Leo nelle vesti di uomini molto sfortunati, come nelle pellicole “Buongiorno Papà”, “La mossa del Pinguino” e, addirittura, la fiction tv “Un medico in famiglia”, tra i tanti. Nonostante la sua figura sia stata un po’ oscurata dall’esuberanza, dall’eccentricità e dalla contagiosa simpatia di Marcello, Leo continua a dimostrare di avere talento da vendere e, ammettiamolo, il ruolo a lui affidato – come abbiamo già potuto notare in altre circostanze – gli calza a pennello.
I due registi, per quanto riguarda la scelta degli attori, hanno puntato su quelli giusti visto il risultato. Ben strutturato e avvolto da un’ottima colonna sonora, nel film ciò che risulta più interessante è la capacità di porre dei dubbi nello spettatore. Ora della fine, infatti, molti si chiederanno chi sia il vero truffatore e - come dice il sottotitolo - toccherà al pubblico scegliere a chi credere, perché nulla è come sembra.
Un altro espediente, poco utilizzato nel panorama cinematografico, è la ripresa di un set nel set. Una città pugliese, infatti, verrà scelta da Marcello e David per girare una serie televisiva, o – meglio - per fingere di realizzarla e, per convincere il sindaco della città e gli abitanti, i due dovranno iniziare le riprese, ma... A emergere è anche il lato positivo di queste truffe, perché ognuna di esse dona al truffato un attimo di felicità, che durerà poco, ma che resterà impresso nella memoria di quella persona per tutta la vita, come avviene nella scena della serenata, in quella dell’albergo e, di conseguenza, delle riprese nel paese e all’inizio, quando David passa la notte con le due dirimpettaie del finto cameriere. Ad ognuno di loro ha dato una speranza, un motivo per gioire.
Il progetto richiama lungometraggi dei tempi ormai andati, come “I Soliti Ignoti” di Mario Monicelli e “Il Mattatore” di Dino Risi. La pellicola, incentrata su una serie di truffe organizzate in modo intelligente, pare voler dire al pubblico che – nel bene e nel male – c’è sempre una via d’uscita, un punto da cui ripartire, una speranza per tutti, anche per chi ha perduto tutto e deve ricominciare da zero.
Il film, inoltre, sembra trasmettere allo spettatore l’illusione di un mondo in cui per vivere felici, o semplicemente per sopravvivere, si debba necessariamente diventare furbi e, in questo caso, truffare la gente. In esso traspare anche una critica alla giustizia del nostro Paese, in quanto – spesso – i truffatori riescono a farla franca, evitandosi così la galera.
Per quanto riguarda il finale, da una parte può sembrare banale, ma dall’altra potrebbe lasciarvi a bocca aperta. In ogni caso, fino al termine della pellicola sarà difficile per lo spettatore capire realmente le regole del gioco e – diciamocelo – è proprio questo il bello di una storia: riuscire a sorprendere.

La frase:
"-".

a cura di Rosanna Donato

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