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Lo sconosciuto del lago











Durante l’estate, la riva di un lago francese diventa il punto d’incontro di uomini omosessuali alla ricerca di fugaci avventure da consumare nel sottobosco. Franck è un assiduo frequentatore del luogo, alla ricerca di piacere fisico; giace con molti partner con i quali stipula un tacito accordo: si tratta esclusivamente di sesso, non è importante sapere nemmeno i rispettivi nomi. La situazione cambia quando il ragazzo fa la conoscenza di Michel, l’uomo più ambito della spiaggia, per il quale prova un’attrazione che va oltre la sola fisicità, e di Henri, solitario e poco attraente, con cui instaura un rapporto d’amicizia. Dopo aver assistito a un omicidio compiuto da Michel, Franck verrà risucchiato da un vortice di eros, bugie e morte, troppo accecato dall’amore per sentire gli avvertimenti di Henri.
Il regista Alain Guiraudie ha dichiarato che la sua intenzione era realizzare un film per mostrare il limite estremo a cui può portare l’ossessione amorosa. Questa riuscitissima operazione è stata svolta con il massimo realismo, evitando qualsiasi svolta smielatamente melodrammatica e rinunciando alla colonna sonora per privilegiare i suoni della natura. Ed è proprio la natura la vera protagonista del film: sia in termini di istintualità umana, sia in termini di luogo fisico. Quello costruito da Guiraudie, infatti, è un piccolo microcosmo a sé stante, con una strada di cui non si vedrà mai la fine a fungere da ingresso. Una volta entrati in questo universo, si è accolti da sguardi finto-indifferenti di bagnanti alla ricerca dell’uomo con cui entrare nel bosco, dove si respira una fortissima aria di promiscuità: quando la macchina da presa si addentra tra gli alberi, sembra di assistere a una danza di anime in cerca di pace, e la pace in questo caso consiste in un luogo appartato (anche se non tutti sembrano avere bisogno di una privacy, anche minima). Ed è in questo contesto dominato dal sesso furtivo che Franck, sulle rive del lago, conosce due sentimenti che qui sembrano fuori posto: l’amicizia e l’amore. Dopo l’omicidio e dopo la scelta di tacere, rendendosi complice, Franck vive questi rapporti come due polarità agli antipodi, la ragione di Henri e la passione accecante che lo spinge da Michel. La strada che deciderà di percorrere, o, meglio, a cui la sua debolezza lo condurrà, avrà pesanti conseguenze sull’equilibrio dell’intero mondo che vive intorno al lago.
Guiraudie mantiene uno stretto controllo sull’intero film, senza sbavature. Rispetto al suo ultimo film, "Le roi de l’évasion" (2009), fiacca tragicommedia su un uomo gay che si innamora di una ragazza minorenne, "Lo sconosciuto del lago" ha un ritmo costante che coinvolge lo spettatore e non si allontana mai dall’atmosfera su cui è costruito. Né il regista rinuncia a momenti semi-comici (quasi tutti affidati al personaggio del "guardone"). Guiraudie inoltre porta avanti con successo delle scelte quasi temerarie, soprattutto il mostrare senza veli l’eros, mai volgare e sempre carico di significati. Il film è quindi al contempo profondamente realista e profondamente metaforico, una tragica riflessione sul desiderio e sull’uomo.
Degne di una menzione speciale sono le perfomance degli attori, tutti bravissimi in ruoli che richiedono una dose non indifferente di coraggio.
Presentato con successo a Cannes, il film si è guadagnato il premio per la Migliore Regia nella sezione "Un Certain Regard" e – naturalmente - la Queer Palm. In Francia è stato accolto come un capolavoro ed è stato campione di incassi al botteghino, ora sarà curioso assistere alle reazioni di critica e pubblico in un Paese come l’Italia, che notoriamente non brilla per apertura mentale.

La frase:
"È un modo strano di amarvi, il vostro".

a cura di Luca Renucci

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