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Lilja 4-ever
Lukas Moodysson ("Toghter") non è più una promessa del cinema svedese, ma piuttosto una certezza e con questa pellicola sferra un pugno nello stomaco alla coscienze addormentate dei suoi connazionali. Una storia cruda e reale girata in modo altrettanto freddo e distaccato, quasi si trattasse (per la tecnica e non certo per i contenuti) di una pellicola prodotta nell'ex Unione Sovietica.
In una imprecisata località del Baltico, a ridosso di un base dell'Armata Rossa ormai dismessa, vivono i resti di quella che era una prospera comunità finché il crollo del muro non ha provocato il disastro economico dell'ex-URSS. Per chi vive li non c'è alcun futuro. Non c'è un lavoro, non ci sono soldi e tutto è ormai fatiscente. Chi non vorrebbe andarsene avendone la possibilità? L'America con i suoi miti e sotto i loro occhi cosi' chiara ed evidente, ma allo stesso tempo cosi' irraggiungibile.
La madre di Lilia (Oksana Akinishina) ha la possibilità di andare negli Stati Uniti con il suo nuovo compagno e decide quindi di partire lasciandosi alle spalle non soltanto una vita che odia, ma anche sua figlia.
Abbandonata a se stesse, preda di una squallida guerra tra poveri per poter avere un briciolo di benessere in più, non fosse altro che il semplice "lusso" del riscaldamento, Lilia si ritrova a dover lottare per sopravvivere. Non avendo nulla da offrire tranne il suo corpo decide di imboccare la strada della prostituzione (come centinaia di sue coetanee) per cadere poi nella rete di un'organizzazione pronta a sfruttarla incantandola con i sogni di un lavoro ed una nuova vita in Svezia. Il suo unico amico, Volodia (Artiom Buguchaarskij), sembra pero' aver capito il reale destino di Lilia, ma la sua voce si perde nel vento, come anche la sua vita.
La storia di Lilia è ambientata in Russia ma questa è solo un simbolo, potrebbe essere l'Albania, la Croazia o la Romania, tutti quei paesi che sono stati prima vittime di un certo scellerato comunismo e che ora vengono spremuti dal capitalismo. A prima vista potrebbe sembrare che i personaggi Russi siano tutti cattivi, ma non è così, infatti gli unici due elementi positivi della pellicola (Lilia e Volodia) sono Russi, i veri "cattivi" sono i Svedesi che sfruttano la situazione e sembrano sordi ad ogni richiesta di aiuto.
Alla fine Lilia come tutti cerca soltanto di dare un senso ad una vita vuota, dove un tubo di colla o un bottiglia di sciroppo sembrano essere l'unica evasione possibile. In realta' basta che ci sia un sogno concreto, una possibilita' per il futuro e subito si abbandonano.
Un tema scottante, attuale ed interessante che forse è stato girato in modo un pò troppo minimalista: soprattutto all'inizio il lavoro risulta quasi irritante con scene da libro "Cuore" e rallenty degni della peggior fiction.
Curiosità: La scelta di accompagnare il film con le musiche dei Rammstein (gruppo Heavy Metal tedesco) è nata nel regista con il viaggio in Russia avendo visto numerosi graffiti sui muri che inneggiavano il loro nome.
La chicca: la scena della carrellata di corpi che si susseguono nelle nottate di Lilia e surreale ed allo stesso tempo geniale.
Indicazioni: Per chi cerca l'impegno.
Valerio Salvi
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