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L'estate addosso

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Roberto Leofrigio31 agosto 2016Voto: 6.0
 

  • Foto dal film L'estate addosso
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Per il suo decimo film Gabriele Muccino sceglie un taglio autobiografico raccontando, ai giorni nostri, il suo primo viaggio all’estero dopo la maturità, viaggio che lui trascorse negli Stati Uniti. Girato per buona parte della pellicola in lingua inglese, la storia si dipana da un liceo romano per arrivare fino alla città sul Pacifico di San Francisco, qui troviamo Marco (interpretato da Brando Pacitto) giovane maturando che viaggia con Maria (interpretata da Matilda Lutz) sua compagna di scuola, definita una "suora bigotta". Marco ha organizzato il viaggio per trascorrere una settimana presso degli amici di Vulcano (interpretato da Guglielmo Poggi), che è il suo amico italiano che studia in California, il quale si organizzato anche lui per San Francisco, all'insaputa della coppia Marco e Maria.
Questi ultimi due giunti in USA scopriranno che gli amici americani Matt (interpretato da Taylor Frey) e Paul (interpretato da Joseph Haro) che li ospitano, sono una coppia omossessuale scappati dalla Louisiana omofobica e dal padre di uno dei loro interpretato da Scott Bakula (noto per le serie tv Quantum Leap, Star Trek Enteprise e la recente NCIS New Orleans).
Dalla diffidenza iniziale della bigotta Maria nei confronti della coppia, partirà un gioco di amicizie e amori non ricambiati durante tutto il loro soggiorno. L'Estate Addosso rappresenta il classico viaggio di formazione e crescita per tutti, una estate che si porteranno appunto addosso per sempre.

Se la premessa della commedia con la scelta dell'ambientazione Nord America è nelle corde di Muccino, che dichiaratamente voleva realizzare un film piccolo e senza grandi budget, pur essendo la produzione equivalente ad un film italiano di medio budget, il risultato finale è deludente.
Se L'Estate Addosso fosse stato un film americano con il titolo italianizzato, forse sarebbe stato più accettabile, ma dal bravo regista che è riuscito a farsi un nome nella patria del cinema ci si aspettava molto di più. Sicuramente complice anche nella sceneggiatura, a volte decisamente debole, le scelte autobiografiche, almeno secondo Muccino, nel raccontare quella che sembra un'estate più da rimuovere che ricordare, almeno per il protagonista Marco; quest’ultimo dal lungo viaggio trae solo una esperienza di maturazione più attraverso momenti negativi che positivi.
L'accento poi fin troppo marcato e sottolineato della storia triste della coppia omosessuale risulta probabilmente eccessiva, specie di questi tempi dove ormai negli USA i diritti dei gay sono oramai più che consolidati.

Tuttavia le capacità tecniche di Gabriele Muccino risultano evidenti: il film è ben girato, ha i suoi momenti che ci ricordano (solo a sprazzi) le sue capacità, sottolineate anche dalla bella canzone di Jovanotti che accompagna la colonna sonora del film. Tuttavia la scelta di trattare il suo Marco che dovrebbe essere solo un diciottenne spensierato in cerca di avventure, come un adulto alle prese con troppi pensieri e problemi conduce la pellicola su binario morto.

Il risultato finale è che lo spettatore invece di sentire l'estate addosso la vede scivolare velocemente cosa che lo potrebbe condurre a dimenticare con facilità questa trama. Diamo un voto di sufficienza più per il lavoro passato di Gabriele e alcuni momenti, pochi, della pellicola.
Se il regista definisce l'estate più legata ad uno stato dell'anima in cui qualcosa in noi cambia e non tornerà più come prima, a prescindere dall'età anagrafica, e che ci spinge alla ricerca di una nuova "estate" da portarsi addosso, la speranza per noi spettatori è riposta nel suo prossimo lavoro cinematografico che speriamo davvero di portarci addosso come alcuni suoi film del passato.


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