Les Misérables
Almeno per l’Occidente, "Les Misérables" di Victor Hugo è un testo fondamentale nella storia della letteratura. L’omonimo musical teatrale degli anni ‘80 ha avuto un successo planetario e, si sa, quando a Hollywood si sente odore di soldi e fama, i film non tardano ad arrivare. Scritto da Claude-Michelle Schönberg e Alain Boublil (anche autori del musical), l’adattamento cinematografico è diretto da Tom Hooper e vanta un cast quasi esclusivamente composto da star.
La trama è quella originale, all’interno della quale si intrecciano le vicende del galeotto Jean Valjean (Hugh Jackman), del poliziotto Javert (Russel Crowe) e della piccola Cosette (Amanda Seyfried). Il ricercato cambia vita e, sotto falso nome, diventerà sindaco di un piccolo centro vicino Parigi. La povera Fantine (Anne Hathaway) è costretta a prostituirsi per sfamare sua figlia che successivamente Valjean adotterà. Javert vive per il solo scopo di trovare l’uomo che molti anni prima si era sottratto al potere della legge e al quale ha giurato la morte. Lo sfondo di questa storia è quello della Francia rivoltosa di metà Ottocento: nella rivoluzione del ’48 saranno coinvolti tutti i personaggi e Cosette incontrerà il suo futuro marito, l’attivista Marius (Eddie Redmayne).
Trattandosi dell’adattamento di un musical (la produzione specifica che questa versione non si ispira al romanzo bensì alla sola rappresentazione teatrale, scelta che già di per sé appare ridicola), i brani musicali giocano un ruolo fondamentale nella buona riuscita del film, così come gli attori chiamati, oltre che a recitare, soprattutto a cantare. Sotto questo punto di vista, la scelta di Crowe e Jackman si rivela poco soddisfacente: ottime orchestrazioni vengono sminuite pesantemente da interpretazioni che coinvolgono molto poco. Colpisce invece l’espressività del volto di Anne Hathaway, il quale personaggio è forse il più toccante. Appare piuttosto debole anche la colonna sonora in generale: come detto sopra, l’ottima esecuzione dell’orchestra perde d’impatto di fronte a un cantato che lascia a desiderare e a pezzi che sembrano somigliarsi molto. Insomma, probabilmente non ricorderemo nemmeno un brano, come invece è accaduto con altri musical.
Chi, dal punto di vista formale, si aspetta un film classico e lineare rimarrà negativamente sorpreso nel vedere le scelte di Hooper: lo "stile", anche se il termine è improprio, si compone di elementi molto diversi tra loro perché appartenenti a diverse epoche della storia del cinema e tendenze stilistiche. L’effetto è confusionario: grandangolo, angolazioni di ripresa insolite e steadycam non fanno altro che disorientare il nostro sguardo e far perdere forza visiva alle scene, spesso legate molto male al montaggio. Il tentativo di Hooper di modernizzare il tutto si traduce in un caos totale. Inoltre, la presenza di elementi in computer grafica, a favore della spettacolarità da blockbuster, raffredda incredibilmente l’atmosfera del film e cozza col calore dei forti sentimenti in cui la è immersa la storia, ma che in questa versione non ci vengono per niente restituiti.
"Les Misérables" ha una durata importante: non poteva essere altrimenti, certo, ma la scelta di non inserire nemmeno un dialogo si rivela sbagliata; la fruizione è faticosa, non c’è un attimo di pausa, i brani musicali si susseguono uno dopo l’altro senza un minuto di silenzio per due ore e mezza.
Un progetto ambizioso, realizzato con un grande budget di partenza e professionisti alla mano d’opera, ma qualcosa dev’essere andato storto...
La frase:
"Vive la France!".
a cura di Fabiola Fortuna
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