Le luci della sera
Koistinen ( Janne Hyytiäinen ) è un guardiano notturno di un centro commerciale. Lavora da solo, vive da solo, la solitudine lo caratterizza, ma è una solitudine che lui non ha scelto, è solo suo malgrado. I colleghi lo emarginano, i capi lo ignorano, ma lui spera, vagheggia di aprire una società tutta sua e sogna l'amore. Così quando verrà irretito da una donna misteriosa, Mirja, non si farà domande, si lascerà usare senza opporre resistenza.

"Luci della sera" è l'ultimo capitolo della "trilogia dei perdenti". Iniziata con "Nuvole in viaggio", su una coppia di disoccupati e continuata con "L'uomo senza passato", storia di una vita da ricostruire all'interno di una comunità di senzatetto, si conclude con questo film sulla solitudine.
Nel più puro stile Kaurismaki "Luci della sera" è un film rarefatto e suggestivo, con pochissimi dialoghi e personaggi al limite, emarginati. Caratterizzato da una bellissima fotografia, dove le ombre sono più importante della luce, dove il rosso ha un ruolo emblematico.
Tutto trasuda tristezza e abbandono nella vita di Koistinen, neanche lo spettatore riesce ad entrare in empatia con questo personaggio, la sua vita monotona e senza stimoli respinge, la sua disperazione fa paura. Ma ciò che più spaventa è il suo bisogno d'amore, di contatti umani, un bisogno che diventa debolezza e viene sfruttato da persone senza scrupoli.
Koistinen è un agnello tra i lupi, una sorta di idiota dostoieskiano, senza però quella superiorità spirituale che caratterizzava il principe Miskin, ma che con lui condivide un'assoluta impotenza della volontà, non reagisce alle aggressioni sia fisiche che emotive, si lascia trascinare dagli eventi senza mai reagire.
Comunque tutti i personaggi sono irrimediabilmente soli, non è poi tanto diversa Mirja, che come un automa esegue gli ordini che le vengono dati, incapace di provare sentimenti o Aila, unica amica di Koistinen, a cui vengono affidate le ultime immagini che dovrebbero aprire alla speranza ma sono permeate da una tristezza e da un indicibile senso d'angoscia.
A punteggiare tutto il film bellissimi brani di tango ("un pensiero triste che si ascolta"), insieme al sempre amato rock, tanto caro a Kaurismaki.
Si esce dal film sollevati, perché dopo tanta disperazione si pensa di tornare a qualcosa di meglio.

La frase: "Sembri uno che ha bisogno di compagnia".

Elisa Giulidori

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