Le donne vere hanno le curve
La storia di Ana è simile a quella di molte altre ragazze di origini messicane che abitano a Los Angeles: lei vive in questo secolo, i genitori ancora in quello passato. Brillante a scuola, estroversa e simpatica, Ana vorrebbe continuare gli studi al college, ma i genitori e soprattutto la madre non sono d'accordo. Per un pò la ragazza aiuta la sorella nella sartoria di famiglia, ma è un ruolo che le sta troppo stretto, quindi anche se con mille difficoltà e contro il parere della madre decide di trasferirsi a New York per studiare alla Columbia University.
Dopo "Yalla Yalla", "Il mio grosso grasso matrimonio greco" e "Sognando Beckham" siamo di nuovo alle prese con i problemi che affliggono le nuove generazioni di immigrati. Le tradizioni familiari, legate a piccole comunità e a Paesi di origine ormai lontani, continuano ad influenzare non solo la vita di coloro che hanno vissuto in un certo tipo di cultura, ma anche quella dei loro figli, che di quella cultura hanno solo sentito parlare. Tutti questi film ci mostrano le difficoltà che gli immigrati di seconda generazione devono affrontare, ma questo lo fa in un modo nuovo. La regista mette in risalto non solo i classici problemi di integrazione dovuti all'essere nati in una certa comunità, ma anche i nuovi problemi che sempre più spesso affliggono le adolescenti. Fra questi non è da sottovalutare quello della linea. Ana è una ragazza un pò in carne, che deve misurarsi non solo con una società che vuole tutti magri ad ogni costo, ma anche e soprattutto con la madre che vorrebbe vederla magra e sposata piuttosto che grassa e con i grilli per la testa. Questa ragazza, non vive in una comunità isolata dal resto del mondo, come accade negli altri film che seguono questo canovaccio. Ana non vive solo nel suo quartiere, non frequenta solo messicani. La sua è una vita per molti versi simile a quella di mille altre adolescenti, solo che deve risolvere qualche problema in più. Il punto di forza del film è che non è drammatico, ma neppure una commedia tutta da ridere. Riesce a mescolare bene sensazioni e sentimenti che realmente possono provarsi in questi casi. Tutto il film ruota intorno al difficile rapporto fra madre e figlia. La prima, intrisa di cultura sudamericana, non esita ad appendere zampe di coniglio e a pregare tutti i Santi del Paradiso affinché la figlia impari a cucinare, a fare le faccende di casa, a cucire. La seconda nata e cresciuta a Los Angeles trova assolutamente fuori luogo tutte le preoccupazioni e le fissazioni della madre.
Fra battute e situazioni divertenti, Ana però lancia un buon insegnamento a tutte le adolescenti che la guarderanno: cercare di conservare sempre un buon rapporto con i propri cari e soprattutto amarsi per quello che si è e per come si è. Concludo con una battuta del film: Non c'è miglior ornamento addosso che la carne intorno all'osso.

Teresa Lavanga

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