Le conseguenze dell'amore
Unico film italiano selezionato dalla commissione ufficiale del Festival di Cannes 2004, "Le conseguenze dell'amore" è il secondo, delizioso lungometraggio del 35enne napoletano Paolo Sorrentino.
Il film, quasi interamente girato all'interno di un hotel di un'anonima cittadina svizzera, racconta uno stralcio della vita di Titta Di Girolamo (Toni Servillo), un tipo di mezza età, apparentemente un uomo in viaggio d'affari, distinto, silenzioso e particolarmente schivo, che vive in una stanza d'albergo praticamente da otto anni. Titta (il nome, a sua detta, è l'unica cosa frivola che egli possiede) passa le sue giornate nella hall a fumare sigarette e ad osservare chi gli sta attorno, condannato ad un'atroce routine in cui è stato ingabbiato dal suo "segreto inconfessabile". Perché, come egli dice in apertura, ogni uomo ha il suo segreto inconfessabile.
Con questi presupposti, il lavoro di Sorrentino sembrerebbe avere tutte le caratteristiche per essere etichettato come un perfetto noir, ed in parte, effettivamente, lo è. Ma alla visione de "Le conseguenze dell'amore" si rimane piacevolmente stupiti nel constatare che l'elemento del mistero e del giallo è solo una delle tante componenti del film. Certo, è innegabile il gioco sottile che si insatura sin dall'inizio tra protagonista e spettatore, laddove a quest'ultimo viene sistematicamente negata (almeno fino ai tre quarti della pellicola) la conoscenza dei fatti e la profonda comprensione del personaggio e del suo vissuto. Il film, però, è e resta anche una commedia che scivola, talvolta, verso toni più drammatici; una commedia che parla di vita e di morte, di amicizia e di amore. Lampante, da questo punto di vista, l'esistenza del personaggio di Sofia (Olivia Magnani), la cameriera del bar dell'albergo, giovane fanciulla di una bellezza ordinaria ma, al tempo stesso, dalla presenza così leggiadra e angelica da rompere la tranquilla monotonia della vita di Titta, il quale verrà messo di fronte a quelle conseguenze d'amore di cui parla il titolo.
I punti di forza del lavoro di Sorrentino sono senza dubbio la sceneggiatura originale e intrigante e l'interpretazione semplicemente strepitosa di Servillo. Se da una parte, infatti, il personaggio di Titta è opera del regista stesso, che ha scritto soggetto e sceneggiatura, e prende spunto da un uomo che Sorrentino ha veramente incontrato in un albergo di San Paolo del Brasile, dall'altra è stato l'attore protagonista che gli ha dato forma e colore degni di un vero professionista, portando sulla scena le occhiate disinteressate seppur scrutatrici tipici dell'indifferenza, i movimenti ripetitivi e sistematici suggeriti da un "non luogo" (come può essere un albergo), l'ambiguità dei desideri e il congelamento dell'immaginazione propri della solitudine, un'ironia quasi britannica miscelata ad una sorta di autocommiserazione.
Ma, soprattutto, quell'affascinante sensualità del non detto, grande vero protagonista del film. In fondo, tutto è incentrato sulla sublimazione del silenzio, che regala agli sguardi una intensità ed un'eloquenza uniche. Il tutto posto in vigoroso contrasto con una colonna sonora ad alto volume, graffiante, invasiva ed altrettanto penetrante.
Da vedere.

Laura Spina

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