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La vita di Adele











"La vita di Adele", capitoli 1 e 2. Non sono dettagli, questi. La presenza dei capitoli fa presagire una continuazione della storia di Adele; come dice il regista: "Vorrei che Adele mi raccontasse il seguito". Ma è possibile immaginare un seguito con la stessa passione, intensità e pienezza di sentimenti come questi due primi capitoli? Perché il passaggio di Adele dall'adolescenza alla maturità, contrassegnato come un marchio indelebile dalla sua storia d'amore con Emma (la ragazza dai capelli blu, il film è esplicitamente ispirato al fumetto di Julie Maroh "Il blu è un colore caldo") potrà avere un seguito esistenziale altrettanto significativo?

Abdellatif Kechice legge il fumetto e ne trae uno dei film più intensi e passionali degli ultimi anni. Il languido irresistibile miele del desiderio è alla base dell'intera narrazione. Ed è per questo che si concede lunghe ed estenuanti scene di sesso, con immagini esplicite e senza censura alcuna, quasi a volerci rappresentare l'assoluta irrinunciabilità del sentimento che muove la protagonista, Adele. La ragazza che dal liceo, diventa a sua volta insegnante (il tempo attraversa il film come un velo impalpabile, non c'è cesura, né didascalia, solo il sottile passare delle stagioni) è presente in tutte le sequenze dell'opera. La macchina da presa la segue da tutte le angolazioni ed in qualsiasi momento della giornata.
Spesso la vediamo dormire, mangiare con la naturalezza di una sedicenne affamata, ripresa con degli insistenti primi piani nei quali il regista mette in risalto le piccole naturali imperfezioni, i vezzi istintivi, cogliendo il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta negli smorzati sorrisi che da curiosità infantile diventano sguardi di bramosia. E il film, non sarebbe stato lo stesso se ad interpretarla fosse stata una attrice diversa. La scelta è ricaduta su Adele Exarchopoulos. Il regista ci racconta di averla scelta dopo averla vista mangiare una torta al limone in un caffè. Ed in effetti, è proprio nella estrema naturalezza nei gesti di tutti i giorni che la giovane attrice ci conquista riempiendoci gli occhi con le mille espressioni del suo volto, i capelli sempre scompigliati, la misurata opulenza della ragazza che si trasforma in curva sinuosa, una volta vestiti gli abiti dell'insegnante.

La storia, dunque, è quella di un amore saffico. Ma, è bene chiarire, che non è tanto l'omosessualità che caratterizza il rapporto sentimentale, quanto l'assoluta irrinunciabilità dello stesso. E' dunque una storia d'amore, film nei quali i francesi sono maestri, dove è anche possibile sentir discettare di Sartre e Bob Marley, citare poeti surrealisti come Alain Bosquet, o sentire declamare versi tratti dall'Antigone. Una storia d'amore, con gli esiti di qualsiasi storia d'amore, dove sentimenti come gelosia, rabbia, delusione, orgoglio, hanno il loro peso caratterizzandola ed orientandone i risultati.. C'è anche il tempo, in due scene di cena in famiglia costruite con maestria, di mostrare il diverso impatto che una storia gay ha a seconda del ceto sociale nel quale ci si proietti.

Il regista di "Cous Cous", vince con questo film la Palma d'Oro a Cannes, meritatamente.

La frase:
"Le donne provano nove volte più piacere dell'uomo".

a cura di Daniele Sesti

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