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Laurence AnywaysLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Redazione FilmUP.com15 giugno 2016Voto: 8.0
Sentirsi imprigionato in un corpo che non si sente proprio e avere disgusto di quel corpo, sono pesi che il protagonista di “Laurence Anyways” si porta dietro da oltre tre decenni. Per oltre trent’anni, infatti, l’interprete principale dell’opera di Xavier Dolan ha vissuto una vita da uomo, divenendo uno stimato professore di letteratura, scrittore e compagno amorevole della sua Fred. L’inquietudine e l’insoddisfazione che prova per il suo sentirsi donna, lo portano però a prendere una decisione coraggiosa quanto drastica: svelare al mondo il suo vero essere.
Non è facile e lo capiamo da subito, sia dagli sguardi che seguono il protagonista vestito con abiti femminili sia dalla drammatica rivelazione che fa alla sua compagna, una donna con cui ha un’affinità e un amore profondo e forte. Sentimenti che lui spera possano superare indenni questa fase di cambiamento. Il suo desiderio di diventare donna sconvolge la fidanzata Fred, che, almeno inizialmente, decide di accettare la situazione e stare vicino al suo Laurence durante questo difficile cammino. Ben presto però le convenzioni sociali, il giudizio della gente, anche dei famigliari, e gli stessi sentimenti conflittuali della donna, allontanano la coppia. Sarà per entrambi un percorso di crescita e di accettazione di se stessi che li vedrà rincorrersi, tra separazioni e riavvicinamenti, per quasi un decennio. Periodo nel quale Laurence completa la sua trasformazione sfidando con coraggio e determinazione le convenzioni che vorrebbero essere altra la “normalità” e che ancora oggi sono così presenti. La pellicola di Dolan, con una maestria sorprendente per un regista così giovane, ci racconta questa storia con forza ma allo stesso con delicatezza ricorrendo a un cinema del surreale incisivo e indimenticabile. Ogni scena del film parla, oltre che con i dialoghi, con le immagini, con i costumi, con le potenti ed evocative musiche utilizzate e, soprattutto, con il carisma e la bravura degli interpreti. Una gara di bravura è quella che si sviluppa tra i due protagonisti principali, un carismatico Melvil Poupaud nei panni di Laurence Alia e una suprema Suzanne Clément in quelli di Fred Belair. Se il primo riesce a rendere appieno la forza quieta e a tratti dirompente del suo personaggio, la seconda è un fiume in piena di emozioni e sentimenti contrastanti, che ci fanno capire le lotte interiori di una donna innamorata di un uomo, che vorrebbe accettare un cambiamento così grande, ma è dilaniata da esigenze e bisogni diversi. Ci fanno capire come a volte non sia sufficiente l’amore per superare certe situazioni. Per tutta la pellicola ci chiediamo se questo sentimento tra loro, indubbiamente forte e profondo, sarà sufficiente a riunirli. Un tema delicato trattato all’interno di un melodramma, una storia d’amore, di rinascita e di accettazione che cerca di far riflettere, ma senza dare giudizi o risposte universali, che fa emergere solamente quanto sia labile il confine tra “normale” e “speciale”. E tutto ciò lo fa coinvolgendo lo spettatore nella metamorfosi del protagonista, nelle emozioni della compagna di Laurence, lo fa con immagini e musiche in grado di suscitare emozioni ed esprimere più di quello che a volte può la parola. Una pellicola interessante, prodotta nel 2012, che finalmente ha trovato spazio nella nostra programmazione, e che nonostante la sua lunghezza, di oltre due ore e mezza, ha pochi momenti di stanchezza ma un buon ritmo. La frase dal film:
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