La teoria del tutto
Il Tempo. La cosa che più di tutte interessa la brillante mente di Stephen Hawking e l’unica cosa che sembra mancargli. “La Teoria del tutto” è la trasposizione del romanzo “Travelling to Infinity: My Life with Stephen” di Jane Wild, prima moglie del cosmologo. Non è però un semplice biopic sulla vita, la scoperta della malattia e l’incredibile voglia di vivere di un uomo. No, è molto di più: una delle storie d’amore più belle, complete e complesse mai portate sul grande schermo. Talmente incredibile da non sembrare reale. L’interpretazione magistrale e complicatissima del professore che occupò la cattedra che fu di Isaac Newton all’Università di Cambridge da parte di Eddie Redmayne è paragonabile a quella in altri illustri biopic, come ad esempio Russell Crowe in “A Beautiful Mind”, Denzel Washington in “Malcom X” e il recente Benedict Cumberbatch per “The Imitation Game”. La vera storia è quella di un amore che, come dicono le teorie del fisico, “supera i confini dello spazio e del tempo”.
Vivendo l’aspetto meno conosciuto e, probabilmente, più incredibile della vita di Stephen Hawking vi sembrerà di rivivere le grandi storie d’amore: dal “Se mi lasci ti cancello” con Jim Carrey e Kate Winslet, arrivando ai Noah e Allie de “Le pagine della nostra vita”, anche se qui il nemico contro il loro amore è ben più grande della famiglia.
James Marsh, in passato famoso per film-documentari tra cui il premiato all’Oscar “Man on Wire – L’uomo tra le torri”, riesce a rendere gradevole il biopic permettendo anche a coloro che non masticano di scienza la comprensione dei dialoghi. La scelta delle musiche e della fotografia è splendida, ma la cosa più permeante è la recitazione. I protagonisti sono il probabile premio Oscar Eddie Redmayne e la deliziosa spalla, mai messa in ombra e presenza fondamentale nel film, Felicity Jones. Lo sguardo tra i due all’inizio del film vale il prezzo del biglietto: vi ricordate l’effetto “Nottingh Hill”? Beh le emozioni qui si avvicinano, con lo strano Stephen che si porta a casa il cuore della bella Jane.
Proprio quando la sua vita ha iniziato ad andare alla massima velocità, come nel gran premio decisivo, avviene quello che non ti aspetti. Stephen, infatti, scopre di avere una malattia al motoneurone, la cui diagnosi è spietata: due anni di vita. Il mondo gli crolla addosso, ma sarà il grande e infinito amore di Jane a regalargli una delle esistenze più straordinarie e una famiglia con tre bambini. Proprio la curiosità del suo amico Harry Lloyd sulla sua capacità motoria in camera da letto con Jane darà adito al momento più divertente del film. Personaggio particolare nella vita della famiglia Hawking è Jonathan (Charlie Cox), verso cui Jane fa una scelta paragonabile a quella della Meryl Streep de “I ponti di Madison County”.
In conclusione questo è un biopic che probabilmente resterà nella storia perché lo Stephen Hawking del cinema riuscirà a vincere il riconoscimento più alto, quel Nobel che nella realtà ancora non gli è stato riconosciuto. Un personaggio di notorietà universale non ha bisogno di premi da mettere sulla scrivania, parlano per lui le tante centinaia di persone che in questo film impareranno a conoscere cosa c’è dietro la carrozzella e il sintetizzatore vocale.
La frase:
"Io amo lui e lui ama me. Supereremo questa partita insieme".
a cura di Thomas Cardinali
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