La stirpe del male
I due registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gyllett provengono dal lungometraggio collettivo “V/H/S” (2012), che vide coinvolti, tra gli altri, l’Adam Wingard autore di “You’re next” (2011) e il Ti West responsabile di “The sacrament” (2013), mentre la vicenda raccontata parte dai novelli sposi Samantha e Zach McCall, rispettivamente con le fattezze della Allison Miller di “17 again-Ritorno al liceo” (2009) e dello Zach Gilford dello scharzeneggeriano “The last stand-L’ultima sfida” (2013).
Novelli sposi che partono per un viaggio di nozze a Santo Domingo, trovandosi prima ad avere a che fare che una strana anziana che, leggendo la mano alla donna, lascia intuire un inquietante presagio, poi ospiti di un cupo party di cui, il giorno dopo nella stanza d’albergo, non ricordano quasi nulla.
E si prosegue con lei che, sebbene sia solita assumere la pillola anticoncezionale, si scopre misteriosamente incinta, mentre il marito assiste ai suoi improvvisi ed eccessivi sbalzi di umore e risulta quasi subito chiaro che, tra avventi di anticristi e sette malefiche in agguato, la circa ora e mezza di visione non miri altro che a riproporre tematiche in passato al centro, tra l’altro, di “The believers-I credenti del male” (1987) di John Schlesinger.
La novità, però, risiederebbe nella scelta di raccontare il tutto attraverso la tecnica tipica dei found footage, ovvero quella della macchina da presa in continuo movimento che ha provveduto a fare la fortuna di cult quali “The Blair witch project-Il mistero della strega di Blair” (1999) e “paranormal activity” (2007).
Ma i seguaci irriducibili del filone sanno benissimo che, tra le molte produzioni cinematografiche dell’orrore sfornate in questo inizio di terzo millennio, anche il contemporaneo “Il segnato” (2014) di Christopher Landon – oltretutto spin-off di “Paranormal activity” – è stato costruito in maniera simile a “La stirpe del male”; di conseguenza, individuare almeno un briciolo di originalità all’interno dell’insieme si rivela impresa decisamente ardua.
Quindi, non vi attende altro che l’ennesimo falso filmino vacanziero destinato a tirare progressivamente (e noiosamente) in ballo il proprio lato demoniaco, in mezzo ad immancabili persone scaraventate in aria da violente forze invisibili e tripudio di effetti visivi nella parte finale.
Anche se la confezione generale non appare affatto disprezzabile e, in fin dei conti, siamo ad un livello superiore rispetto a determinati elaborati analoghi (citiamo solo il pessimo “L’altra faccia del diavolo” di William Brent Bell).
La frase:
- "Tu sei nata dalla morte"
- “Che vuol dire?"
- "Stavano aspettando".
a cura di Francesco Lomuscio
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