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La scuola più bella del mondo











Torna al cinema con la commedia confronto nord-sud che sta caratterizzando la sua filmografia Luca Maniero, già apprezzato nei due “Benvenuti”al sud (2010), al nord (2012) e in “Un boss in salotto” (2014).
Il cast scelto per quest’opera è composto da maestri della risata quali il preside Christian De Sica, il professore assente Rocco Papaleo, alla seconda collaborazione con il regista, e la giovane english teacher Miriam Leone. Arricchiscono la truppa di attori Lello Arena, un preside disperato, ma non domo, e la prof Angela Finocchiaro.
La vicenda, dai tratti paradossali, è ambientata tra i paesi di Acerra e la ridente collina toscana e vede protagoniste due classi: gli allievi modello della scuola media G. Pascoli del preside Filippo Borgi (Christian De Sica) e gli scugnizzi irrecuperabili dell’istituto Enzo Tortora del direttore Arturo Moscariello. Il preside napoletano fa di tutto per mandare avanti la baracca, tra lettere comiche al presidente della Repubblica e riunioni nei bagni, ma la fine sembra vicina. La speranza in fondo al tunnel è una lettera che annuncia il gemellaggio con la toscana. Tutto ciò però avviene a causa di un errore clamoroso: Acerra in realtà doveva essere Accra, capitale del Ghana, e gli studenti neri e poveri. In una sottile critica al razzismo questo film regala risate e una fotografia triste e emblematica di quale sia il pregiudizio verso il sud. L’unione di questi ragazzi li aiuterà a crescere e a formarsi, mentre l’inflessibile preside Borgi non sarà più lo stesso.
Una pellicola ottimistica, dai contenuti importanti e con i bambini sempre al centro della scena. Purtroppo l’unica cosa davvero interessante per lo spettatore sono le animazioni, che si sovrappongono alle canzoni di Gerardo Gergale, docente ormai rassegnato all’irrecuperabilità dei ragazzi dell’istituto campano. I ragazzi non vanno abbandonati ed il messaggio di questo lungometraggio è proprio questo.
Purtroppo per Miniero la storia è debole e ormai quasi noiosa: sembra che nella sua cartina geografica esista solo un confronto nord-sud e alla lunga potrebbe stancare il pubblico delle sale. Inverosimile il personaggio cucito addosso a Miriam Leone ed il trucco con gli africani misteriosamente capaci di parlare l’italiano. Papaleo è fuori dal personaggio stralunato che spesso è chiamato ad interpretare; il ruolo di Gerardo per lui è una piacevole sfida.
Christian De Sica lascia il cine-panettone soltanto momentaneamente però, a sentire le sue dichiarazioni, per interpretare un ruolo serio e da educatore. Il ruolo stride un po’ con quei personaggi che lo hanno fatto amare dal grande pubblico, anche se ruoli educativi li ha ricoperti in altri lavori come “Il Principe Abusivo”.
La satira politica in quest’opera è sempre dietro l’angolo, basti pensare a Che Guevara che si trasforma in un attore sud americano (magari l’assessore è un fan di Benicio del Toro), e la frase “Non aprite questa porta” è un divertente riferimento allo storico horror e alla tragica situazione vissuta nella provincia di Napoli.
Purtroppo la mancanza d’idee è ormai un prodotto tipico italiano, come il luogo comune su cattiva scuola o la malasanità.
Il lungometraggio è senza infamia e senza lode, risate e riflessioni che però non restano alla fine, come se si fosse guardato lo scorrere delle immagini facendole restare fini a se stesse. Miniero ha dimostrato ancora una volta di non riuscire ad uscire dal suo steccato non avendo il coraggio di cambiare. Il cast con dei buoni protagonisti da solo non può riuscire nell’impresa di elevare il livello qualitativo di un film, anche se questa volta la strana coppia De Sica-Papaleo ha portato in porto la nave senza troppi danni.

La frase:
"Noi al sud non è vero che non realizziamo i nostri sogni, abbiamo smesso di sognare".

a cura di Thomas Cardinali

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