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L'arrivo di Wang





Una storia psicologica di tensione in cui tre personalità enormemente diverse si confrontano manifestando a poco a poco le proprie caratteristiche.
Così si potrebbe sintetizzare il quarto lungometraggio cinematografico – dopo "Zora la vampira" (2000), "Piano 17" (2005) e "Cavie" (2009) – diretto dai romani Marco e Antonio Manetti, in arte Manetti Bros, che parte dalla figura della interprete di cinese Gaia alias Francesca Cuttica per porla accanto all’agente privo di scrupoli Stefano Curti, con il volto di Ennio Fantastichini, durante l’interrogatorio al buio ad un fantomatico signor Wang.
Quindi, ad essere privilegiata è una certa atmosfera di mistero immersa nella claustrofobia, se teniamo in considerazione il fatto che tutto accade in un ambiente chiuso; ma, quando viene accesa la luce e scopriamo le fattezze extraterrestri di Wang, se da un lato l’insieme non cela più di tanto le intenzioni di allegoria relativa agli immigranti e ai loro diritti umani, dall’altro non può fare a meno di lasciar emergere tutti i propri difetti.
A partire dall’alieno stesso, che, pur essendo realizzato attraverso una non disprezzabile computer grafica, manifesta un aspetto decisamente ridicolo, rischiando non poco di spingere lo spettatore a sorridere.
Primo sintomo di una certa comicità involontaria ulteriormente riconfermata dall’erroneo sfruttamento di Fantastichini, il quale ricorda sempre più il Leslie Nielsen delle parodie demenziali man mano che i fotogrammi avanzano.
E, mentre il tutto (decisamente telefonato) finisce quasi per lasciare pensare ad un’idea per un cortometraggio tirata un po’ troppo per le lunghe e con conseguenze soporifere, non mancano neppure spettacolari momenti da "Independence day" (1996) all’amatriciana nel corso dei circa 82 minuti di visione, destinati ad essere accomunati ad una produzione amatoriale concepita, però, con un budget un po’ più alto di quelle casalinghe.
Un vero peccato, se pensiamo che i precedenti lavori dei fratelli Manetti erano tutt’altro che disprezzabili e, soprattutto, se consideriamo che la fantascienza è un genere che non si cavalca quasi più dalle nostre parti.

La frase:
"Che cosa volete lei e la sua gente da noi, mister Wang?".

a cura di Francesco Lomuscio

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