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La profezia delle ranocchie
Il 15 ottobre, in concomitanza con l'uscita nelle librerie dell'omonimo romanzo edito dalla Einaudi Ragazzi, approda sui nostri schermi "La profezia delle ranocchie", opera del regista Jacques-Rémy Girerd in collaborazione con la Folimage, una delle più importanti società d'animazione francesi.
Il film, per cui ci sono voluti sei anni interi di intenso lavoro, narra la storia di una moderna famigliola (padre anzianotto, madre africana e figlioletto adottivo) che si trova a dover fronteggiare un secondo, terribile diluvio universale. La sera prima della catastrofe le rane delle varie lagune si riuniscono in gran segreto per confrontare i propri calcoli in merito all'alluvione, e quando è chiaro che pioverà ininterrottamente per quaranta giorni e quaranta notti, e che quindi gli umani non avranno scampo, alcune di loro mettono in guardia il piccolo Tom e la sua amica Lili.
È così che ha inizio questa favola, a metà tra una sorta di rivisitazione in chiave moderna della storia dell'arca di Noè ed un film monito sull'ambiente, sulla solidarietà e sulla pacifica convivenza. Girerd, che è uno dei pilastri dell'animazione francese degli ultimi venti anni, ha insomma realizzato un cartone animato in grado di veicolare una importante morale attraverso il linguaggio semplice della favola, che riesce a far sorridere, e contemporaneamente riflettere, i bambini.
A partire dall'eterno conflitto tra Bene e Male (e, dunque, tra il Buono e il Cattivo) fino all'inevitabile lieto fine, ne "La profezia delle ranocchie" ci sono davvero tutti i temi peculiari di una storia per l'infanzia, arricchiti da pennellate qua e là di comicità ed ironia. E proprio in questo senso, grande merito hanno i doppiatori italiani che hanno prestato la voce ad alcuni dei personaggi del film: la coppia di elefanti Simona Izzo-Ricky Tognazzi è assolutamente irresistibile, mentre la tartaruga Anna Marchesini risulta piuttosto comica nel suo delirio di onnipotenza; a questo proposito, è interessante sottolineare come in questo cartone animato, dove tutto risponde ai canoni tradizionali della fiaba, l'unico aspetto anticonvenzionale è stranamente l'antagonista, perché viene interpretato proprio dalla tartaruga, un animale solitamente tenero ed innocuo, che non ha davvero i tratti tipici del "cattivo" per antonomasia.
Altra caratteristica importante, questa volta esente dall'ambito contenutistico, è l'estetica assolutamente originale del film. Tutti i disegni (più di un milione) sono stati fatti a mano e presentano soggetti dalle proporzioni volutamente alterate, quasi come se fossero opera dei bambini stessi; ma, d'altro canto, i paesaggi di sfondo sembrano delle vere e proprie pitture ad acquerello, fatte di incantevoli tonalità pastello, morbide e delicate, ed impreziosite da intensi giochi di luci ed ombre.
"La profezia delle ranocchie", dunque, è soprattutto un cartone animato per bambini, ma anche, per un pubblico più adulto, un film d'animazione originale ed intrigante che ha la sua ciliegina sulla torta nella notevole colonna sonora, realizzata da Serge Besset ed eseguita dall'Orchestre Philarmonique de Sofa.
Laura Spina
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