L'appartamento spagnolo
Xavier ha 25 anni e si sta laureando in economia e commercio. Grazie a suo padre ha rimediato un incontro con un pezzo grosso del Ministero delle Finanze ma dopo aver percorso gli innumerevoli e lunghissimi corridoi della "residenza dell'economia francese" scopre la necessità di conoscere lo spagnolo.
Ecco però accorrere in suo soccorso il grande Erasmo da Rotterdam, ispiratore del programma universitario che da oltre dieci anni fa viaggiare in lungo e in largo gli studenti d'Europa. Ed 'Erasmus', dopo numerose procedure burocratiche, lo porta in Spagna, alla volta di Barcellona.
Certo i problemi non finiscono qui. Sacco in spalla e valigia alla mano il giovane Xavier cerca casa, e dopo esser stato accolto da alcuni compatrioti conosciuti in aeroporto, trova finalmente il posto dei suoi sogni: una camera in un grande appartamento condiviso con altri sette studenti.
E qui iniziano i guai. Perché il giovanotto, alle porte della vita professionale ritrova tutti i sogni dell'infanzia e tra seduzioni e confidenze, realizza il caos della propria vita, e tutta la creatività che lo accompagna.
Un percorso lungo un anno durante il quale inizia e finisce la storia d'amore con Martine: un anno vissuto come un puro delirio ma che gli insegnerà che ritornare può voler dire anche partire una seconda volta, per seguire i sogni e le aspirazioni dell'infanzia.
"Film simpatico", per dirla con i 'Cahiers du Cinéma', ma anche vivo, divertente e leggero. Klapisch supera con successo il temibile ostacolo della caricatura, e realizza un film straordinario in cui si mescolano con disinvoltura le lingue e le abitudini dei sette protagonisti, in un affascinante ed energizzante disordine.
Attraverso un montaggio che ricorda i più moderni spot pubblicitari, la storia che in fondo si regge su di una unica e anche piuttosto fragile idea di partenza, si muove tra split screen e sequenze accelerate, riuscendo però ad essere appassionante.
Con una sceneggiatura scritta in dodici giorni e in costante mutamento nel corso della lavorazione, Klapisch sembra non essersi troppo arrovellato in nome della propria ed altrui libertà. Si, perché anche lo spettatore come il regista si affranca dall' "importanza di essere cerebrale", finalmente libero di godersi la semplicità di quella giovane convivenza che si costruisce giorno dopo giorno, sbaragliando ogni difficoltà linguistica per raccontarsi tutti i turbamenti e i dilemmi.
Valeria Chiari
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