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L'Angelo del Male - BrightburnLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio16 maggio 2019Voto: 6.0
Che in qualità di produttore sia coinvolto il James Gunn autore di “Guardiani della Galassia” lo si può dedurre dall’apparizione che Michael Rooker fa nel corso dei titoli di coda, essendo stato presente in tutti i lungometraggi che ha diretto, dallo zombesco “Slither” alla seconda avventura da grande schermo per Star-Lord e compagni di escursioni spaziali.
Mentre sono suo fratello minore Brian e il cugino Mark Gunn a firmare la sceneggiatura della circa ora e mezza incentrata sulla coppia del Midwest formata da Tori e Kyle, ovvero Elizabeth Banks e David Denman, i quali, dopo anni trascorsi a cercare inutilmente di concepire un figlio, vedono improvvisamente arrivare un neonato che sembra essere proprio il bambino felice e in salute che tanto desideravano per completare la loro famiglia e che decidono di chiamare Brandon. Una situazione che, senza alcun dubbio, non può fare a meno di ricordare quella dei due campagnoli che finivano per diventare i genitori del Kal-El meglio conosciuto come Clark Kent e venuto giù dal pianeta Krypton nei fumetti DC riguardanti lo svolazzante Superman. Del resto, con al timone di regia il David Yarovesky proveniente dall’universo dei cortometraggi, l’intenzione de “L’angelo del male - Brightburn” è proprio quella di cavalcare la gettonatissima ondata d’inizio terzo millennio dei superhero movie cinematografici proponendone, però, una variante atta a tirare in ballo un personaggio tutt’altro che interessato a difendere le persone dal male ed a manifestarsi paladino della giustizia. Perché, una volta che Brandon, in possesso delle fattezze di Jackson A. Dunn, compie dodici anni, non solo comincia a rivelarsi scontroso, irrispettoso e rude, ma non manca neppure di sfoderare un animo malvagio che lo porta prima a fratturare la mano di una coetanea, poi a condurre alla morte chiunque desideri. Quindi, tra occhi rosso fuoco e capacità di levitare da terra, quello che inizialmente poteva sembrare un probabile discendente dell’invincibile avversario di Lex Luthor finisce per incarnare in fotogrammi la concretizzazione delle peggiori paure di un padre e di una madre riguardo alla propria prole. Ma se, come già accennato, l’obiettivo dell’operazione è quello di prendere un film con il dna dei supereroi per fonderlo al genere horror, ciò che viene fuori, in realtà, non sembra essere altro che un’ennesima variante delle storie a base di ragazzini più o meno demoniaci, con “Il presagio” di Richard Donner quale principale modello di riferimento che balza alla mente. Una variante in cui, in fin dei conti, Brandon altro non appare che in qualità di un proto-Damien sceso, però, dallo spazio e al servizio di un insieme i cui connotati sono quelli di un prologo ad una probabile serie. Un prologo non bocciabile ma che, una volta superata la lenta evoluzione della sua prima parte, tra cadaveri e minima presenza di sangue tende a sfruttare più gli effetti sonori che quelli visivi... mostrando decisamente poco e, di conseguenza, offrendo al pubblico uno spettacolo meno originale di ciò che vorrebbe essere e che lascia tranquillamente avvertire una certa economia generale. La frase dal film:
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