La coppia dei campioni
Giulio Base sceglie la commedia dal sapore del cinepanettone, ma in piena primavera.
Massimo Boldi nel ruolo di Piero Fumagalli è il ricco direttore marketing di un’azienda milanese, strappa di forza a un suo sottoposto il biglietto vincente per la finale della coppa dei campioni a Praga, mentre il magazziniere che lavora in una delle filiali romane della ditta, Remo Ricci (Max Tortora) detto Zotta, vince a sua volta il biglietto. Questa improbabile coppia si prepara all'avventura di raggiungere la finale con il compito di fare una bella foto con il logo aziendale, pena il licenziamento, in caso di fallimento, da parte della feroce direttrice.
Ricalcando come idea “Un biglietto in due” dell'americano John Hughes con Steve Martin e John Candy del 1987, cui il regista ha confermato di aver tratto ispirazione, fin dalla partenza la coppia si troverà subito alle prese con turbolenze aeree che li costringeranno a un atterraggio forzato in Slovenia. Qui, dopo aver cercato improbabili avventure con le hostess (tra cui ricordiamo la bionda Loredana De Nardis), arriveranno ad affittare un carro funebre, unica auto disponibile, per cercare di raggiungere l'agognata meta.
L'accento nordico milanese contro il "coatto" romano, però acculturato, da parte di Boldi e Tortora, mostrano un'alchimia che funziona, passando anche dal tono comico e grossolano della commedia pecoreccia a quello malinconico. Punteggiato dalla presenza di Anna Maria Barbera, questa volta amante di Boldi e da un cameo di Massimo Ceccherini, che meriterebbe per il suo personaggio del pappone un film a parte, l'equilibrio è parzialmente raggiunto, anche se spesso alcune pecche dovute a un budget ristretto, e forse al voler forzare troppo alcuni aspetti della commedia nostrana, alla fine limitano la godibilità di questa commedia.
Sicuramente questa volta Boldi ha trovato in Max Tortora un valido compagno di avventura, dopo lo storico De Sica. La nota di merito al film e il voto d'incoraggiamento che viene dato è dovuto al fatto che una volta tanto non è il calcio o il tifo a essere centrale nella storia, anche se all’inizio potrebbe ricordare “Tifosi” (di Neri Parenti, 1999) dove sempre Boldi era nei panni di un tifoso milanista alle prese con i supporter della Roma. In questo caso la scelta di andare a cercare quella che poi diverrà un'amicizia risulta più gradevole; i cliché della commedia nostrana restano, ma alcuni fatti sul finale ci fanno augurare una seconda prova di appello per questa coppia, anche se sarà sempre il botteghino e il giudizio del pubblico a decidere se avremo un seguito, magari il prossimo Natale.
La frase:
"So parte italiano e parte partenopeo".
a cura di Roberto Leofrigio
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