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Kung Pow!
Forse a qualche regista capita spesso di dire: "Quel film avrei voluto farlo io" con in testa la speranza di poter fare un remake. Steve Oedekerk ha fatto di più: ha realizzato lo stesso film che aveva visto. Mi spiego meglio: ha inserito sé stesso, per mezzo di una tecnica digitale all'avanguardia, tra gli attori del film originale. In più ha ridoppiato le voci di tutti gli interpreti, dando un altro senso ai loro dialoghi. E come se non bastasse ha girato alcune nuove scene invecchiandole, per far apparire la consistenza delle inquadrature simile ai fotogrammi sgranati del vecchio film.
Ricapitolando: Oedekerk, sceneggiatore e regista statunitense nonché appassionato di vecchi film di arti marziali ha comprato i diritti di una pellicola di Hong Kong del 1976 intitolata "Tiger & Crane Fists" e l'ha rielaborata al computer creandone un altro film. Se il film originariamente era, credo, un tipico film di karate, qui diventa una storia demenziale sulla scia del cinema di Abrahams-Zucker (quelli de "L'aereo più pazzo del mondo").
Come molte volte capita per film comici di un'altra nazione, sorge il problema del doppiaggio, che in questo caso ha stravolto l'idea originale del regista il quale, nella versione originale, dava la voce a tutti i personaggi (in Italia i doppiatori sono più di uno), tranne che a Cha Un Atet, personaggio alquanto "bizzarro" con un unico grande seno al posto dei due convenzionali. Questa operazione straniante è riuscita solo a metà, come d'altra parte la realizzazione del film.
La storia (che qui conta veramente niente) è quella di centomila altri film del genere: un ragazzo deve vendicare la sua famiglia sterminata quando lui era bebè (un bebè un pò sui generis, da quanto si deduce all'inizio del film). Questo ragazzo naturalmente, non è una persona qualunque, ma è il Prescelto (ha una lingua con gli occhi e la bocca!). Intorno a lui si presentano altri personaggi molto divertenti (da ricordare il cattivo ed invincibile maestro che ad un certo punto pretende che lo si chiami Betty). Bisogna dire che l'idea che sta alla base del film è molto interessante nonché comica, ma il problema è che come quasi in tutti i film basati su gag demenziali è difficilissimo tenere alta l'attenzione (anche se il cinema comico statunitense ha una tradizione di gag cinematografiche eccezionale). E così tra rimandi al cinema già fatto (Matrix, Harpo Marx ecc.) e trovate geniali il film si spegne a mano a mano che si va avanti.
Se fosse durato venti minuti, "Kung Pow!" sarebbe stato un capolavoro, peccato che non sia così.
Renato Massaccesi
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