Kontroll
A due anni dalla sua realizzazione, approda finalmente sugli schermi dello stivale tricolore Kontroll, cui è stato conferito il "Prix de la Jeunesse" al Festival di Cannes 2004, lungometraggio d'esordio di Nimród Antal, proveniente dal mondo dei videoclip e degli spot pubblicitari, ma anche con precedenti esperienze di attore. E la nota curiosa è che il film, interamente girato sotto la metropolitana, giunge nelle nostre sale quasi contemporaneamente al più recente horror Creep-Il chirurgo di Christopher Smith, dalla medesima ambientazione. Ma se l'Undergrond londinese del film di Smith è desolata ed abitata da un sanguinario essere, la metropolitana raccontata da Antal è popolata da personaggi assurdi, tra bande di teppisti, uno strambo macchinista (Lajos Kovács) e l'altrettanto stramba figlia Szofi (Eszter Balla), di cui s'innamora a prima vista il giovane Bulcsú (Sándor Csányi), che ha abbandonato sul nascere una promettente carriera per intraprendere il mestiere di controllore.
Il film di Antal, infatti, sviluppa in maniera coinvolgente ed interessante un esile soggetto che si basa esclusivamente sul quotidiano vivere di Bulcsú e dei suoi colleghi di lavoro, immersi in quell'universo sotterraneo, non importa di quale città, tra banchine, tunnel e scale mobili, dove non batte mai la luce del sole e dove si susseguono, di volta in volta, dissidi irresistibilmente esilaranti tra i controllori e la varietà di grotteschi passeggeri.
Ma non è una commedia, in quanto apre con l'inquietante sequenza in cui una donna, sola, attende l'arrivo della metropolitana, e, con il passare dei minuti, veniamo a conoscenza del fatto che un misterioso individuo incappucciato sta commettendo una serie di omicidi. Omicidi di cui i dirigenti della compagnia sospettano sia responsabile proprio Bulcsú, al quale, quindi, non rimane altro da fare che scovare il vero assassino. Ma Kontroll non è neppure un thriller e, pur ricordando in alcuni momenti I guerrieri della notte (1979) di Walter Hill, soprattutto per quanto riguarda certi tratti della colonna sonora, non rientra neanche nel filone riguardante gli scontri tra gang notturne.
Semplicemente, impreziosito dalla bella fotografia di Gyula Pados, si tratta di un prodotto capace di suscitare risate, di mostrare orrori tutt'altro che fantastici, di sfruttare momenti d'azione e violenza e romanticismo, costruendo una vicenda che mette in scena concreti personaggi i quali non fungono altro che da campioni di realtà per raccontare una dimensione in cui cercare di fuggire da se stessi, attraverso una sceneggiatura (ad opera dello stesso regista) che, apparentemente discontinua, non sembra essere altro che una versione allegorica dell'imprevedibile andamento della vita.
Quindi, un vero e proprio film d'autore realizzato, però, ricorrendo ai classici cliché che caratterizzano il miglior cinema d'intrattenimento, il quale ci giunge, con grande sorpresa, dall'Ungheria, paese di cui difficilmente qui in Italia riusciamo a vedere prodotti di celluloide.

La frase: "Si è buttato un altro sotto il treno stanotte".

Francesco Lomuscio

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